ESCLUSIVA TC - DAVIDE BALLARDINI: "A Cagliari vissi una favola lunga sei mesi, nei quali compimmo il miracolo grazie alle idee tattiche e ai valori umani di un gruppo granitico e inattaccabile. Oggi vedo i sardi superiori a parecchie concorrenti"
![ESCLUSIVA TC - DAVIDE BALLARDINI: "A Cagliari vissi una favola lunga sei mesi, nei quali compimmo il miracolo grazie alle idee tattiche e ai valori umani di un gruppo granitico e inattaccabile. Oggi vedo i sardi superiori a parecchie concorrenti"](https://net-storage.tcccdn.com/storage/tuttocagliari.net/img_notizie/thumb3/59/59d8935e557e65f5f4987934ed62135c-85683-oooz0000.jpeg)
Si conobbero una prima volta nel 2005. Si piacquero, ma la scintilla non diventò incendio. Lui fece appena in tempo a respirare la sottile magia della salsedine e del maestrale di mare che ti accarezza il viso e ti scompiglia i capelli. La squadra infatti, dopo pochi punti e troppe sconfitte, venne presto affidata a un altro condottiero.
Si ritrovarono, come due amanti perduti che avevano avuto solo il tempo di sfiorarsi, nel 2008. E fu allora che la loro storia d’amore, da fuoco fatuo, si sublimò in poesia. Davide Ballardini e il Cagliari celebrarono il loro matrimonio con una salvezza storica ed elettrizzante, folle e impensabile. Il tecnico ravennate aveva preso le redini della compagine rossoblù quando nessuno credeva più alla possibilità di risalire la china in classifica, ma le sue abilità strategiche, tre acquisti azzeccati nel mercato di gennaio e un’alchimia insondabile che si era creata all’interno di quel gruppo-squadra si rivelarono gli ingredienti giusti per la materializzazione di un miracolo. Contro ogni aspettativa, a maggio 2008 il Cagliari era - incredibilmente - ancora in serie A. E Ballardini aveva ufficialmente inaugurato la sua parabola di allenatore ai massimi livelli.
Davide, lei nel 2008 arrivò in Sardegna per rianimare un malato - il Cagliari - che pareva agonizzante. Cosa ricorda di quell’esperienza, culminata in una salvezza memorabile ottenuta brillantemente e contro ogni pronostico?
“Intanto tengo a sottolineare che anche nella prima parentesi isolana, datata 2005, io - che provenivo dalla serie C - trovai un ambiente stimolante e delle persone sane e buone. C’era enorme affetto attorno alla squadra. Per cui, anche se le cose dal punto di vista sportivo non andarono nel migliore dei modi, a livello personale mi trovai davvero bene.
Poi si crearono le condizioni per il mio ritorno nel 2008, e la seconda stagione in Sardegna fu quella della consacrazione. Grazie a quei cinque-sei mesi, infatti, io e il mio gruppo di lavoro ponemmo le basi per una lunga e duratura carriera in serie A. Ricordo che a Cagliari a gennaio di quell’anno c’erano enormi difficoltà, ma in una situazione così complicata ci legammo visceralmente l’un l’altro e marciammo compatti con la ferma idea di scalare una montagna, ovvero mantenere la categoria. Poi io e i miei collaboratori portammo anche delle idee tattiche ben precise, cambiando la disposizione e il modo di stare in campo dei giocatori. A gennaio arrivarono Storari, Andrea Cossu - che all’epoca non giocava neanche nelle serie inferiori - e il brasiliano Jeda, che avevo visto fare ottime cose al Rimini in serie B. E poi c’era il gruppo storico, rappresentato dai vari Agostini, Conti, Lopez e Pisano. Fu in quel momento che scoccò la scintilla: i ragazzi - tanto i veterani quanto i nuovi innesti - erano legati all’ambiente da un rapporto di grandissimo affetto. Anzi, direi di più: proprio di amore. Sì, era amore vero. E si creò una straordinaria alchimia anche con me e col mio staff. Insomma, si incastrò tutto a meraviglia: un mix fantastico di idee e di valori umani ci portò a scalare brillantemente quella montagna, che all’epoca sembrava l’Everest.”
Tatticamente lei sdoganò il trequartista - ovvero Andrea Cossu - dietro alle due punte, che erano Jeda e Matri o Matri e Acquafresca. Si trattava di un modulo che il Cagliari, fino a quel momento, non aveva ancora esplorato.
“In effetti no. In realtà all’inizio il trequartista lo faceva Jeda, che giostrava dietro a Matri e Acquafresca o Larrivey. Poi spostammo Cossu in posizione di fantasista e in avanti si alternavano Matri, Jeda, Acquafresca e Larrivey. Un altro accorgimento importante fu la trasformazione tattica di Fini: Michele, fino a quel momento, aveva sempre giocato da esterno puro, ma in quel Cagliari si rivelò una mezzala straordinaria e di grandissima qualità. Segnò tra l’altro parecchi gol decisivi. Le mezzali erano lui, Biondini e Parola, mentre il regista era Daniele Conti.”
Tra l’altro lei con quel modulo pose le basi per il Cagliari degli anni immediatamente successivi, che giocava un calcio redditizio ma soprattutto scintillante e sbarazzino.
“Direi proprio di sì. Non a caso da quell’anno in poi per parecchie stagioni, forse addirittura per una decina d’anni, la formazione isolana si presentò in campo sempre con quella disposizione tattica.”
Davide, un suo parere - dall’esterno - sul Cagliari attuale allenato da Davide Nicola. Che impressione le fa l’undici rossoblù che adesso, grazie all’ultima vittoria conseguita all’Unipol Domus a spese del Parma, ha portato a quattro i punti di vantaggio sulla zona retrocessione?
“La mia sensazione è che il Cagliari disponga di una rosa decisamente competitiva. E la conferma viene proprio dagli scontri diretti, nei quali la squadra spesso e volentieri ha ottenuto ottimi risultati. Credo che ci siano diverse compagini qualitativamente inferiori, anche se di poco, a quella isolana. A parer mio insomma i rossoblù, unitamente al Genoa e anche al Lecce, hanno qualcosa in più delle altre pericolanti.”