La rinascita del Cagliari è partita da dietro. Ecco come Nicola ha eretto il muro difensivo
di Sergio Demuru
Sono tante e variegate le componenti che occorrono per portare avanti un progetto mirato, che consenta ad una squadra di mantenere la categoria. Però una è fondamentale e dalla quale non si può certamente prescindere ed è quella di serrare il più possibile la serranda della propria porta.
Incassare meno reti rispetto alle concorrenti è già un buon viatico. Al momento il Cagliari, in sette partite disputate, ha subito undici gol. Se rapportati a quelli delle altre “pericolanti”, trattasi di una situazione non proprio catastrofica, nonostante il poker che il Napoli rifilò ai rossoblù non più tardi di un mese fa.
Scorrendo la particolare graduatoria si nota come persino l’Atalanta ne abbia incassato di più (13), per non parlare della Lazio, terza in classifica, che ha subito undici reti come il Cagliari. La differenza la fanno i gol segnati. I rossoblù di mister Nicola sinora hanno messo a segno la miseria di cinque reti. Solo il Lecce ha fatto peggio (3). Resta il dato di fatto che se si incassa poco, poi la strada, se non in discesa, diviene meno impervia. E si nota, almeno nelle ultime uscite, la mano del tecnico nel voler registrare il reparto arretrato.
È migliorata la predisposizione all’aiuto reciproco, le diagonali vengono effettuate quasi meccanicamente e con discreta puntualità. Del resto, riuscire a reggere l’urto di un attacco come quello della Juventus, riducendo al minimo i pericoli per la porta di Scuffet, non è banale. Vuol dire che tutta la linea arretrata si è applicata ed è entrata in campo con la giusta determinazione. E non può essere un caso isolato. Quando si nota una certa armonia nel chiudere le iniziative avversarie è segno di un lavoro certosino del mister. Il quale giornalmente batte su quelle che sono le sue idee tattiche.
La linea a quattro dell’Allianz Stadium (Zappa, Mina, Luperto e Obert) ha eretto un muro che non offriva il fianco agli avversari e Mina, nel duello con Vlahovic, ha messo in evidenza quelle che sono le sue caratteristiche peculiari di combattente nato. Anche Obert, che in stagione ha avuto un minutaggio risicato, ha confermato i progressi che aveva fatto vedere nelle uscite con la Slovacchia, la sua Nazionale. Anche Zappa migliora la fase difensiva, lui che nelle scorse stagioni aveva mostrato carenze nella marcatura. Luperto è invece la sicurezza nel presidio della propria zona di competenza e si danna l’anima per raddoppiare sul compagno in difficoltà. In attesa che cresca la condizione di Palomino, il quale dovrà necessariamente adattarsi agli schemi. Insomma, il Cagliari attuale, in difesa, è un mix di componenti che assieme formano un’orchestra quasi perfetta.
Ora va ricercata la continuità nelle prestazioni. Non basta esaltarsi davanti alle formazioni più blasonate della categoria, è necessario tenere alto il livello di concentrazione (e di autostima) anche con squadre più alla portata.