Esclusive TC

UN MIRTO CON... PIERPAOLO BISOLI: "Cagliari, contro la Fiorentina e l'Atalanta serviranno due superpartite. Contro la Dea poi non puoi sbagliare niente: ti castiga subito. Speriamo che gli episodi girino dalla parte dei rossoblù"

UN MIRTO CON... PIERPAOLO BISOLI: "Cagliari, contro la Fiorentina e l'Atalanta serviranno due superpartite. Contro la Dea poi non puoi sbagliare niente: ti castiga subito. Speriamo che gli episodi girino dalla parte dei rossoblù" TUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it
venerdì 6 dicembre 2024, 00:25Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Ex mediano settepolmoni dalla grinta impareggiabile e dallo spirito di sacrificio quasi commovente, Pierpaolo Bisoli è stato un simbolo e un punto fermo del Cagliari per buona parte degli anni Novanta.

Il buon “Bisolone”, come veniva soprannominato affettuosamente dai tifosi, oltre a mordere le caviglie agli avversari sapeva farsi valere anche in zona gol, coi suoi proverbiali inserimenti offensivi. Elemento imprescindibile e pedina chiave per tutti gli allenatori che in quegli anni si sono succeduti in Sardegna, nel 2010 si è seduto lui stesso sulla panchina del suo amato Cagliari. L’esperienza da mister, purtroppo, non è stata all’altezza dei suoi trascorsi da calciatore con la maglia rossoblù, ma tuttora quando sente parlare dell’Isola e dei quattro mori la “roccia” di Porretta Terme si illumina.

Pierpaolo, il Cagliari nelle ultime giornate - grazie ai buoni pareggi contro Milan e Genoa e all’importantissima vittoria casalinga col Verona - ha significativamente migliorato la propria classifica. Come vede lei dall’esterno la formazione allenata da Davide Nicola?

“Sono felice che il Cagliari stia andando bene, perché la piazza rossoblù mi è rimasta nel cuore. Poi personalmente sono molto legato al direttore sportivo Bonato, che è una persona estremamente seria e competente, e al presidente Giulini, che stimo molto. Ho una gran bella opinione anche di Davide Nicola, uno che per arrivare ad alti livelli ha dovuto compiere tante imprese straordinarie nel corso della sua carriera. Ora a Cagliari sta facendo molto bene, anche se - come lui sa perfettamente - in serie A non bisogna mai abbassare la guardia. I giocatori devono seguire le sue idee e sposare in pieno la filosofia della società: sono convinto che in questo modo riusciranno a mantenere la categoria.”

I prossimi due appuntamenti saranno contro Fiorentina e Atalanta: due squadre che stanno disputando uno splendido campionato e volano sulle ali dell’entusiasmo.

“Per fermare i viola e i bergamaschi il Cagliari dovrà fare due superpartite: proprio come ha fatto contro il Milan, per intenderci. Purtroppo i top team di serie A alla minima distrazione ti castigano, quindi occorrerà prestare la massima attenzione per novanta minuti e oltre. In particolare credo che la parabola dell’Atalanta dimostri che nel calcio col lavoro, con l’intensità e con la passione si può arrivare molto lontano. Contro la Dea non puoi sbagliare assolutamente niente, perché l’undici di Gasperini ha questa caratteristica peculiare di ribaltare l’azione, di venirti a prendere in ogni zona del campo e di costringerti a giocare tanti uno contro uno. In queste sfide quasi proibitive diventano fondamentali gli episodi: se girano a tuo favore puoi anche portare a casa un buon risultato, altrimenti è difficile.”

Quest’anno il Cagliari di Nicola, a differenza di quello tendenzialmente più attendista e conservativo di Claudio Ranieri, si distingue per la sua volontà di provare a giocare a calcio in ogni partita. Il modulo che spesso il mister adotta, un 4-2-3-1 piuttosto spregiudicato, è la dimostrazione della voglia di affrontare a viso aperto qualsiasi avversario. È questa la strada giusta per consolidarsi e affermarsi in serie A?

“Beh, direi che non esiste un modulo perfetto per far rendere una squadra al cento per cento. Esistono le qualità di un gruppo e le qualità di un allenatore che porta delle idee. Tutti oggigiorno siamo ossessionati dalla convinzione che partendo e impostando l’azione dal basso si possano ottenere grandi risultati. Il che, francamente, non credo sia la verità assoluta. Ognuno ha la sua filosofia e il suo modo di vedere il calcio. Le cose più importanti sono il lavoro serio e la totale unione di intenti tra la squadra, il tecnico, la società e i tifosi. Insomma, conta avere le idee chiare. Poi il calcio è molto semplice: siamo noi che cerchiamo in tutti i modi di renderlo più complicato.”