ESCLUSIVA TC - MAURO VALENTINI: "Come trentatré anni fa, quando noi perdemmo 0-3 con l'Inter alla prima al Sant'Elia. Ieri nel primo tempo la differenza si è vista tutta. Il Cagliari si salverà, ma serve come il pane una punta da quindici gol"
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Ben otto campionati al Cagliari prima di passare, nel 1991, all’Atalanta.
Mauro Valentini, difensore centrale di sicuro affidamento, in Sardegna ha attraversato tutte le stagioni possibili: dall’inverno – leggi gli anni sgangherati in bilico tra la B e la C, segnati da una perenne e apparentemente irrisolvibile crisi societaria – alla primavera, rappresentata dal ritorno in cadetteria nel 1989 (impreziosito dalla conquista della Coppa Italia di serie C). Fino all’estate, ovvero lo sbarco tra i mammasantissima di una serie A stellare nel 1990, coronato da una salvezza da sballo ottenuta grazie a un girone di ritorno semplicemente irresistibile.
Simbolo e colonna portante del primo Cagliari di Ranieri, anche Valentini ha esordito in A – nel settembre del 1990 – contro l’Inter al Sant’Elia. L’esito della gara? Non molto dissimile da quello della partita di ieri…
Mauro, la storia si è ripetuta. Come voi trentatré anni fa, anche il Cagliari attuale di Claudio Ranieri non è riuscito a creare grossi grattacapi all’Inter nel primo match di campionato giocato in casa.
“Diciamo che nel primo tempo si è vista chiaramente la differenza tra una compagine che si gioca lo scudetto e un’altra che, si spera soffrendo il meno possibile, lotterà per la salvezza. Nella ripresa l’Inter ha un po’ mollato e il Cagliari ha provato a risalire la china, facendo qualcosina di più. Certo che, comunque, quando i nerazzurri hanno spinto sono stati dolori.
In effetti l’andamento della gara può ricordare quello della nostra partita di tanti anni fa. Perdemmo 3-0. In quella occasione pagammo lo scotto della neopromossa, e l’Inter ci castigò direi anche giustamente. Forse, all’epoca, l’Inter dei tre tedeschi per quel Cagliari proveniente dalla serie B era qualcosa di un po’ troppo grande.”
Tornando alla sfida dell’Unipol Domus, dopo l’infortunio di Pavoletti Ranieri ha proposto, nel secondo tempo, una squadra col solo Luvumbo in avanti a giostrare da punta col supporto di Di Pardo e dei centrocampisti. Come mai, a suo avviso, ha scelto di non inserire da subito un secondo attaccante, dal momento che c’erano due gol da recuperare?
“Penso che l’abbia fatto per sfruttare al massimo le caratteristiche dell’angolano: la sua velocità, la sua tecnica, la sua personalità. Di Pardo ha fatto l’esterno avanzato, disimpegnandosi anche discretamente, ma forse è un po’ più portato per la fase di copertura. Alla fine comunque Ranieri ha avuto ragione, perché Luvumbo ha messo ripetutamente in difficoltà i difensori nerazzurri. Certo, di fatto i rossoblù sono andati vicini a riaprire la partita solo nel finale con l’occasionissima di Azzi: un po’ troppo poco, in fin dei conti.”
Uno Shomurodov fin dall’inizio del secondo tempo al fianco dell’angolano lei non ce lo avrebbe visto?
“Secondo me Pavoletti poteva andare bene, perché fungeva da punto di riferimento per i traversoni dalle fasce. Infatti, finché è stato in campo, in qualche occasione si è reso pericoloso intercettando i cross dalle corsie esterne. Shomurodov, invece, non mi sembra proprio un centravanti-boa da area di rigore. Mi sembra più un attaccante di movimento: ama andare incontro al pallone, partire dalle fasce, attaccare la profondità. Claudio ha deciso di puntare sul solo Luvumbo perché non aveva più una punta-ariete alla Pavoletti.”
Una riflessione sul gioco mostrato ieri dal Cagliari: spesso ha alzato il pallone con lanci lunghi in avanti, cercando di sfruttare le seconde palle, e l’ha fatto sia con che senza Pavoletti in campo. Ha palleggiato poco a centrocampo e costruito poche azioni ragionate: a suo avviso non manca un uomo d’ordine in grado di dettare i tempi della manovra, in un reparto nevralgico ricco di quantità – tra Sulemana, Nandez e Makoumbou – ma piuttosto povero di qualità?
“Credo che Ranieri abbia impostato così la partita perché, non avendo un centrocampo che eccelle nel palleggio, con l’Inter che veniva a pressare molto alta uscire con la palla al piede sarebbe stato un grosso rischio. Così il Cagliari ha scelto di scavalcare il pressing dei nerazzurri e di andare sulle seconde palle. In effetti, quando questa operazione è riuscita i rossoblù hanno fatto anche delle buone azioni.
Quanto all’innesto di un regista a centrocampo, secondo me Prati è un ottimo elemento e potrà dare sia qualità che quantità. La qualità tecnica serve ed è fondamentale, ma una squadra come quella sarda ha bisogno anche di tanta quantità, intensità e corsa.”
Mauro, queste prime due uscite cosa hanno detto sul futuro del Cagliari? La squadra, così com’è adesso, ha le carte in regola per salvarsi senza patemi d’animo?
“A parer mio sì, ma c’è terribilmente bisogno di un attaccante. Uno che possa garantire dai tredici ai quindici gol all’anno. Senza un bomber con queste caratteristiche la vedo più dura. Magari poi la squadra si salverebbe comunque, grazie all’organizzazione tattica che saprebbe darle Ranieri, ma per limitare la sofferenza è imprescindibile un Lapadula o, in sua assenza, un centravanti in grado di sostituirlo degnamente.”