UN MIRTO CON... PEPE HERRERA: "Il Cagliari col Milan ha avuto coraggio: del resto è l'unico modo per ottenere un risultato positivo contro le big. A Genova dovrà riproporre lo stesso approccio. Ma è importante che gli attaccanti tornino a segnare"
José Oscar “Pepe” Herrera è stato, a tutti gli effetti, parte integrante della storia recente del Cagliari. In Sardegna dal 1990 al 1995, ha contribuito in maniera determinante al raggiungimento della prima, straordinaria salvezza conquistata in serie A sotto la guida di Claudio Ranieri e, successivamente, alla qualificazione in Coppa Uefa del 1993 con Carletto Mazzone in panchina.
Pepe, è riuscito a seguire dall’Uruguay la sfida tra Cagliari e Milan di sabato scorso, conclusasi sul 3-3?
“L’ho vista a sprazzi. Direi che in senso generale è stata una bellissima partita. Certo, ci sono stati numerosi errori difensivi da ambe le parti, ma alla fine il Cagliari è riuscito ad acciuffare un pareggio che, per l’andamento del match, mi è sembrato giusto. E ha fatto felici i tifosi.”
I sardi, nonostante i rossoneri si presentassero all’Unipol Domus pochi giorni dopo avere dominato il Real Madrid al Bernabeu, hanno affrontato Reijnders e compagni a viso aperto, senza paura, ribattendo sempre colpo su colpo. È il modo giusto di approcciare questo tipo di gare?
“Più che altro è l’unico modo per provare a strappare qualche buon risultato contro le cosiddette big. Il Milan, anche se non è più la superpotenza calcistica degli anni Novanta, è sempre il Milan: una formazione che annovera tra le sue fila fior di campioni. Per cui è sempre un avversario molto difficile da battere.”
Il Cagliari continua a segnare col contagocce coi propri attaccanti. Anche contro il Milan sono andati in rete Zappa e Zortea, due esterni. Il fatto che la squadra si trasformi in una cooperativa del gol può essere potenzialmente un vantaggio oppure, a suo avviso, è fondamentale che le punte ritrovino il feeling con la porta avversaria?
“Francamente non credo che questo aspetto possa rappresentare un vantaggio. È infatti sempre molto importante che gli attaccanti segnino con buona continuità. Di sicuro quando smarriscono la via del gol il fatto che vadano in rete i centrocampisti e i difensori rende la squadra più competitiva e più ricca di soluzioni, però a mio parere molto, nell’economia di una stagione, dipende dalla vena realizzativa delle punte di ruolo. I centrocampisti e i difensori, infatti, magari ti salvano qualche partita. Ma senza le reti degli attaccanti, alla lunga, nell’arco del campionato diventa dura.”
Il mercato di gennaio si avvicina a grandi passi: a questo punto lei darebbe fiducia agli attaccanti attualmente in rosa o interverrebbe per puntellare il reparto con un ulteriore innesto di qualità?
“Devo dire che a me piacciono tutti gli attaccanti che il Cagliari ha in rosa. In particolare non conoscevo Piccoli, ma quest’anno l’ho visto giocare e mi è sembrato un prospetto interessante. E Pavoletti e Lapadula, per quanto siano un po’ avanti con l’età, sono sempre elementi validi e di spessore. Certo, se la società dovesse trovare un altro attaccante molto ma molto bravo farebbe bene a cogliere al volo l’occasione. Ma siccome, secondo me, Pavoletti, Lapadula e Piccoli dovrebbero restare, prendere un’altra punta del loro stesso livello non avrebbe senso.”
La prossima partita sarà contro il Genoa: una squadra sempre ostica da affrontare e che, per giunta, giocherà davanti al proprio pubblico. Per vincere sarà necessario osare e avere coraggio, proprio come contro il Milan?
“Bisogna sempre avere coraggio. Il coraggio deve essere la qualità principale del Cagliari, attraverso la quale i rossoblù possono essere competitivi. Ancora di più quando affrontano un avversario come il Genoa, che grazie alla sua storia e soprattutto alla sua tifoseria sa sempre essere insidioso. Il pubblico di Genova è notoriamente caldo, per cui gli isolani dovranno adeguarsi al contesto e giocare con grande voglia e cattiveria agonistica.”