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UN MIRTO CON... ALBERTO CAVASIN: "Nicola pensava che la squadra avesse determinate prerogative e caratteristiche, ma la falsa partenza in campionato ha rimescolato le carte. Il tecnico sta cercando gli accorgimenti giusti per trovare equilibrio"

UN MIRTO CON... ALBERTO CAVASIN: "Nicola pensava che la squadra avesse determinate prerogative e caratteristiche, ma la falsa partenza in campionato ha rimescolato le carte. Il tecnico sta cercando gli accorgimenti giusti per trovare equilibrio"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Oggi alle 00:01Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Allenatore di lunghissimo corso (si è seduto, tra le altre, sulle panchine di Lecce, Cesena, Fiorentina e Treviso), Alberto Cavasin fotografa con grande lucidità e lungimiranza l’attuale momento vissuto dal Cagliari del collega Davide Nicola.

Alberto, cosa sta succedendo alla formazione isolana? I numeri, in questo scorcio iniziale di campionato, sono impietosi.

“Io penso che si sia lavorato in un determinato modo, credendo di avere un organico di un certo tipo, e che poi questa partenza negativa abbia rimescolato le carte, inducendo Nicola a rivedere qualcosa a livello tattico. Non a caso il tecnico ha cambiato sistema di gioco nella gara di Coppa Italia con la Cremonese, per cui qualcosa all’interno del gruppo-Cagliari si sta muovendo. Magari anche più di quello che noi possiamo immaginare da fuori.

Certo, non è che si possano fare grandi stravolgimenti, ma anche qualche ritocco o modifica nell’assetto della squadra può risultare importante. I giocatori sono quelli, quindi si interviene in modo mirato con alcuni piccoli accorgimenti. Io ho visto le partite del Cagliari: quella rossoblù è una formazione che vuole giocare e assumere una determinata fisionomia. Deve solo trovare i giusti equilibri: il punto d’incontro tra la volontà di esprimere un certo tipo di calcio e la compatibilità dei giocatori con quella precisa filosofia di gioco.

Come detto, ora Nicola sta provando a cambiare qualcosa. Dispiace che il Cagliari abbia perso dei punti pesanti contro alcune avversarie ampiamente alla sua portata: penso soprattutto al Lecce e all’Empoli. Nelle prime cinque partite avrebbe tranquillamente potuto raccogliere almeno due-tre punti in più.”

Si fa un gran parlare, appunto, del modulo tattico. Da più parti si invoca il passaggio dal 3-5-2, sistema di gioco adottato da Nicola a inizio stagione, allo schieramento col trequartista dietro alle due punte. Cosa cambierebbe nella squadra se venisse adottato in pianta stabile una sorta di 3-4-1-2?

“Col 3-4-1-2 si troverebbe posto per Viola e per Gaetano. Soprattutto col 3-4-2-1: una sola punta in avanti e due trequartisti dietro a ispirarla. I due di cui sopra, Viola e Gaetano, sono senz’altro dei potenziali titolari. Giocando con un altro schema devi per forza sacrificarne uno. Quello che si sta chiedendo Nicola è se la squadra possa supportare il doppio trequartista dietro al centravanti o se sia invece più congeniale un modulo con un solo fantasista e due punte in avanti. Un discorso simile, insomma, a quello che fa la Roma con Dybala e Soulé dietro a Dovbyk.

In definitiva, Nicola sta riflettendo su questo e anche sull’atteggiamento che dovrebbe avere il team: più spregiudicato e offensivo, o magari più prudente e conservativo. Una cosa è certa: il manico è buono. E anche l’ambiente di Cagliari è quello ideale: mi riferisco soprattutto alla tifoseria, sempre compatta e vicina alla squadra. Mi sembra inoltre che non ci siano malumori o mugugni particolari all’interno dello spogliatoio. Non mancano dunque i presupposti per uscire dal tunnel e per fare un campionato migliore. E come nelle prime cinque giornate l’undici isolano è incappato in qualche rovescio inaspettato, magari un exploit sorprendente o non preventivato potrebbe riportare ottimismo ed entusiasmo.

Ho apprezzato inoltre la decisione della società di mandare allenatore e giocatori in ritiro. Un ritiro niente affatto punitivo, ma semmai riflessivo, utile per analizzare le cause e le ragioni profonde di questa falsa partenza. È come se fosse un’appendice della preparazione estiva, pensata per rimettere a posto un po’ di cose. Del resto quello visto contro l’Empoli non era il vero Cagliari: lo spirito di reazione e la voglia di difendere i colori rossoblù fino all’ultima stilla di sudore sono sempre state le prerogative distintive della compagine sarda. E con i toscani si è perso di schianto, quasi senza opporre resistenza. Invece noi tutti siamo abituati a vedere un Cagliari che butta il cuore oltre l’ostacolo.”