Pisacane a Radiolina: "Nicola? Persona con valori, ha tracciato la mia strada"

Pisacane a Radiolina: "Nicola? Persona con valori, ha tracciato la mia strada"TUTTOmercatoWEB.com
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di Maria Laura Scifo

Così Fabio Pisacane ha parlato ai microfoni di Radiolina durante "Il Cagliari in diretta": "Ho avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio con Davide prima da compagno di squadra, poi l'ho visto da allenatore a Lumezzane. Mi ha reso un uomo migliore, mi ha tracciato la strada. Ho avuto quel momento complicato della mia carriera e la prima persona a cui ho riferito tutto è stato lui. Cerco di essere quello che Davide è stato per me nel 2011, un punto di riferimento, un amico, una persona a cui un giocatore possa fare una confidenza.

Il primo pensiero è stato quello che non vedevo l'ora di riabbracciarlo. Nel corso degli anni mi sono spesso sentito con il suo preparatore. E' stato emozionante, ero felice di poter ricondividere momenti al centro sportivo e ora farlo in una veste di allenatore è ancora più affascinante.

Ero stato avvicinato per vendermi una partita e ho rifiutato. Grazie a Davide poi ho trovato la forza per denunciare il tutto. Era stata la prima persona con cui avevo parlato. Ho trovato una persona con valori che mi ha tracciato la strada.

Paura che un giocatore mi faccia la stessa confidenza? La avrei se il giocatore decidesse di fare questo illecito. Avrei paura per lui e per la sua carriera e per tutti i danni che si potrebbero presentare. Paura che un giocatore possa venirmi a dire che è stato contattato no. Insieme si affronta tutto.

Dispiace dirlo, ma il giocatore che era in me l'ho dovuto abbandonare quando ho attaccato gli scarpini al chiodo. Io penso oggi che prima si abbandona il calciatore dentro, prima può proiettarsi in un lavoro nuovo come quello dell'allenatore. 

Le mie scarpette sono a casa, nei cimeli che mi sono portato dietro tutta la carriera. Sono lì, ogni tanto i miei figli quando gli viene voglia di guardare le cose che ho raccolto durante i miei anni di carriera, vengono fuori anche gli scarpini.

A me non manca il campo, sono uno di voi e sapete bene che negli ultimi anni ho avuto un ginocchio molto malconcio. Ho vissuto sempre con il terrore che si fermasse la lancetta. Non doveva andare così, però è questo. Non mi manca tornare a giocare, penso di aver dato tanto. Totti? Io da amante del calcio li vorrei rivedere tutti: i Totti, i Baggio, i Batistuta. Non so poi fin dove arriva il discorso di tornare a giocare.

Quando lo guardava, mi piaceva un calcio propositivo e bello, per quello non ho fatto riferimento ai difensori.

Il mio calcio? Non esiste. Cerco di fare quello che mi piace, con quello che poi ho a disposizione. Mi sono giurato che non dovevo essere vincolato a nessun tipo di modulo, perché poi uno deve essere coerente con quello che fa. Nel calcio vieni giudicato per i risultati, per i punti, ma se uno persevera poi alla fine vince. Il mio calcio è un calcio che ho cercato di apprendere da tutti gli allenatori che ho avuto e che seguo, poi reinterpretando con il mio stile.

Ho dovuto convincere quelli che avevo intorno che era arrivato il momento. Mia moglie voleva che tutti i figli mi potessero vedere in campo. A Lecce mi sono rotto il ginocchio per la terza volta e ho avuto entusiasmo ed energia di ripartire, è normale che gli anni erano passati. Ce l'ho messa tutta, ma ad un certo punto ho avuto una proposta dal Cesena, poi c'era stato qualche chiacchiericcio con qualche società di Lega Pro. Poi c'è stata questa chiamata all'improvviso del Cagliari che sapeva del mio orientamento post carriera e mi hanno fatto questa richiesta e lì ha prevalso l'essere razionale con la realtà: non riuscivo più. Penso poi che non siano opportunità che capitano a tutti. Mi sono preso del tempo per riflettere e poi con la famiglia abbiamo deciso che non valeva la pena di spostarci per un anno: potevo andare a Cesena e poi fermarmi dopo 2 mesi. Poi tutto è andato molto veloce.

Mancosu? Normale che poi stare lì al campo, condividere il quotidiano... abbiamo tutti la fortuna di lavorare al centro sportivo, il confronto giornaliero, settimanale e il pensiero ci permette di crescere insieme. E' un contesto bello, poi normale che chi lo vive come noi in modo molto passionale ti arricchisce sempre di più.

Ranieri mi diceva sempre che il tecnico-tattico è sempre l'ultimo pezzo del puzzle. E' la gestione dei rapporti che crei con i giocatori che fanno la differenza. Parlare con lui mi ha arricchito tantissimo. Ogni giorno imparo. Da giocatore sono stato sempre un ragazzo che cercava di costruire rapporti, ci credo tantissimo e penso che se un giocatore si deve spingere oltre l'ostacolo lo fa se vede che c'è una persona vera.

Ci sono allenatori da cui non voglio prendere nulla? Io ho creato una persona e su questa persona ci ho messo un pezzo di uno, di un altro, un altro ancora... Non c'è una persona che per me è sbagliata, c'è una persona a cui non vorrei assomigliare, ma ad altri sì. Tutti gli allenatori che ho avuto, anche se ho avuto degli screzi, li prendo come esempi.

152 presenze con la maglia del Cagliari? Pesano il giusto. Qualche partita l'ho sbagliata, ma posso dire  che ho sempre fatto il massimo per onorare la maglia. 

C'è sinergia con la prima squadra, i ragazzi spesso si allenano con loro. Noi siamo il magazzino della prima squadra. La nostra ambizione è quello che è successo con King l'anno scorso.

Franke e Balde? Balde è un giocatore che quando è arrivato si vedeva che aveva potenzialità fisiche importanti, ma doveva lavorare su alcuni aspetti soprattutto di natura tecnica e disciplinare. Una volta raggiunti quelli, si è preso la scena. Franke è un ragazzo che caratterialmente è molto introverso, sicuramente è cresciuto tantissimo. 

C'è un mini Pisacane ma non so se per lui è un piacere! (ride). E' stato convocato da poco dalla Nazionale U19, è un ragazzo sardo. E' Andrea Cogoni. magari non ruba l'occhio, ma quando si tratta di essere presente, lui c'è.

Avvio di stagione con la Primavera? Il settore giovanile è complicato perché ogni anno 4-5 giocatori li perdi. Se c'è un gruppo come quello di quest'anno, che ha deciso di essere anche tra le squadre più giovani come Milan e Juve. Siamo partiti molto bene sul campo, però raccoglievamo poco. Abbiamo fatto un grande lavoro sulla testa dei ragazzi. Abbiamo cercato sempre di fargli vedere tutte le cose positive e abbiamo fatto la differenza nell'equilibrio. Hanno fatto le prime 5 partite e 3 punti. Vero che abbiamo incontrato Roma, Torino, Inter ma la squadra aveva sempre fatto grandi partite. Era questo che mi faceva stare tranquillo. La partita con l'Empoli poi ha ribaltato ad oggi la situazione. Oggi i ragazzi devono continuare con questa umiltà. Non c'è un solo allenamento in cui posso dire che ci sia uno che si è allenato al di sotto delle aspettative. Ho avuto un gruppo dei 2003, dei 2004 e 2005 e questo gruppo ha uno spirito di sacrificio fuori dalla norma".