ESCLUSIVA TC - Darío Silva: "Mi sento sardo. Mi piacerebbe vedere il Cagliari lottare per altre posizioni"

ESCLUSIVA TC - Darío Silva: "Mi sento sardo. Mi piacerebbe vedere il Cagliari lottare per altre posizioni"
venerdì 18 marzo 2022, 18:30Primo piano
di Paola Pascalis

Darío Silva, per tutti Sa Pibinca, a Cagliari ha giocato dal 1995 al 1998: arrivato in Sardegna, come tanti uruguaiani dell'epoca, grazie a Paco Casal, l'attaccante è da subito entrato nel cuore dei tifosi rossoblù, nonostante quella retrocessione amara dopo lo spareggio contro il Piacenza a Napoli.  In serie B segnerà ben 13 gol, decisivi per la risalita in Serie A. Andrà via l'anno successivo per approdare nella Liga spagnola, dove concluderà la sua carriera.

Tuttocagliari lo ha intervistato in esclusiva.

Prima di tutto come stai?
Io sto bene, abbastanza bene e al momento continuo a lavorare nel calcio.

Segui sempre il Cagliari?
Io continuo a seguire sempre tutte le squadre nella quali ho giocato, mi fa piacere vederli e seguirli perché il cuore mi dice di fare così e questo mi porta a stare vicino a tutti.

Cosa pensi del Cagliari in questo campionato e come vedi la corsa salvezza?
Quest’anno il Cagliari non è andato tanto bene, però adesso comunque sta lottando per rimanere in Serie A. Ha i giocatori per farlo. Deve solo trovare quelle partite che si possono vincere e fare qualche punto in più per andare avanti in classifica, lasciarsi gli altri dietro e stare più tranquilli. Il Cagliari purtroppo lotta sempre per la salvezza, a me piacerebbe vederli lottare per altre posizioni, essere decimi o anche più avanti. Però sappiamo che quei tempi sono passati, magari tra qualche anno si potrà fare ancora meglio.

A Cagliari attualmente giocano due uruguaiani, Nandez e Pereiro che ultimamente ha segnato diversi gol: come valuti la loro esperienza in rossoblù?
Noi uruguaiani dobbiamo ricordare che siamo arrivati a Cagliari grazie a tutti quei nostri connazionali che ci hanno preceduto in Sardegna e hanno capito che la Sardegna è come l’Uruguay e la gente è semplice, per cui noi ci troviamo bene. Abbiamo anche portato fortuna e tanti giocatori che sono arrivati lì sono diventati dei campioni: il Cagliari ha sempre avuto giocatori uruguaiani che hanno fatto la differenza.

Tu a Cagliari sei ancora molto amato dai tifosi. Torni spesso?
A me la Sardegna è sempre piaciuta e io mi sono sempre trovato bene, anche con i tifosi: l’ultima volta che sono stato a vedere il Cagliari sono entrato allo stadio e per me è stata una grande euforia. Ero molto emozionato perché la squadra è sempre stata vicino a me e io sono sempre stato vicino a loro. Io continuo a essere sardo, come dicono loro sono sempre Sa Pibinca e mi fa piacere perché mi trovo sempre bene con i tifosi e con la gente. La cosa più importante non è quello che ho lasciato sul campo, ma quello che ho dato come persona e come uomo, rimanere sempre nella testa delle persone che mi hanno voluto bene.

Nel Cagliari hai segnato 20 gol: qual è, secondo te, il tuo gol più bello?
Ho fatto tantissimi gol, ma quello che mi è piaciuto di più è stato quello contro il Castel di Sangro in rovesciata perché nei giorni prima lo avevo detto al mister che dovevo fare quella giocata, mettendo la palla sul petto e poi fare la rovesciata sul secondo palo. Tutto quello che avevo pensato due giorni prima poi l’ho messo in pratica e l’ho fatto alla grande. Nessuno pensava si potesse fare, ma nella mia testa io ne ero sicuro, per questo è stato il gol più bello di tutti. I miei compagni conoscono bene questa storia perché io lo avevo detto a tutti in allenamento e loro ridevano. Quando ho segnato sono rimasti tutti meravigliati perché non si spiegavano come avessi fatto.

Dopo il Cagliari hai giocato nell'Espanyol, nel Malaga e nel Siviglia con un giovanissimo Sergio Ramos, oltre che aver giocato con la tua Nazionale per 10 anni. Hai qualche rimpianto riguardo la tua carriera?
Io ho giocato con dei grandissimi campioni. Ho giocato anche con Francescoli e altri giocatori molto importanti. Sergio Ramos è come un figlio per me perché ha iniziato a stare vicino a me che era molto giovane: parlavamo tanto di calcio e io sapevo che lui prima o poi sarebbe diventato un campione perché la sua maniera di essere si vedeva già allora. Lui è uno che vuole vincere tutto quanto: anche io volevo sempre vincere, ma lui si capiva che nella testa aveva solo quello e voleva essere sempre più forte. Lavorava molto per questo e tutto quello che ha fatto lo ha fatto bene, dimostrandolo sul campo. Per quanto mi riguarda io nella mia carriera non ho mai rimpianto nulla perché ho fatto ciò che desideravo: essere un calciatore. Noi uruguaiani siamo 3,5 milioni e ci sono tantissimi giocatori. Sono stato tanti anni in Nazionale con la maglia numero 9 e giocare con tanti campioni per me è stato il massimo, non potevo chiedere di più perché da quando avevo 6anni ho sempre desiderato di fare quello. Ho fatto tutto quello che potevo e sono contento così. Ciao a tutti e speriamo che il Cagliari rimanga in Serie A.