Esclusive TC

UN MIRTO CON... RAFFAELE PAOLINO: "Dopo l'addio di Ranieri il futuro mi preoccupa. Negli ultimi anni la società non ha programmato in modo lungimirante. Prendiamo l'esempio dell'Atalanta: il Cagliari deve ambire almeno alla Conference League"

UN MIRTO CON... RAFFAELE PAOLINO: "Dopo l'addio di Ranieri il futuro mi preoccupa. Negli ultimi anni la società non ha programmato in modo lungimirante. Prendiamo l'esempio dell'Atalanta: il Cagliari deve ambire almeno alla Conference League"
lunedì 3 giugno 2024, 00:02Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Nonostante a Cagliari abbia vissuto solo due stagioni, il suo cuore è rimasto per sempre indissolubilmente legato ai colori rossoblù e alla Sardegna. Raffaele Paolino, ex attaccante tecnico e sgusciante, ha fatto faville soprattutto nella trionfale stagione 1989-’90, contribuendo – contro ogni pronostico – a traghettare il Cagliari di Claudio Ranieri in serie A al termine di una galoppata esaltante in cadetteria.

Oggi Paolino segue con grande passione e partecipazione le vicende della sua squadra del cuore acquisita, e si dice “molto preoccupato” per il futuro che attende i rossoblù dopo l’addio – ufficializzato a fine campionato – di Ranieri, reduce da una miracolosa promozione e da una soffertissima salvezza in massima divisione.

Raffaele, che conclusioni possiamo trarre a bocce ferme? Il Cagliari ha centrato la salvezza, anche se con un solo punto di vantaggio sulla zona retrocessione. È stato un successo o, al contrario, c’erano i presupposti per vivere una stagione meno tribolata?

“Ma no. Questo risultato è stato il massimo che Ranieri ha potuto tirare fuori dai giocatori che aveva a disposizione. Anche perché – nessuno lo dice – i nuovi arrivi di quest’anno, quando sono approdati in Sardegna, erano tutti infortunati. Il Cagliari ha fatto pochissimi punti nelle prime giornate perché i calciatori erano praticamente tutti in precarie condizioni fisiche. Il tecnico romano ha dovuto ovviare a questo problema, senza tra l’altro ottenere risultati apprezzabili da tutti gli elementi arrivati in estate: penso ad esempio a Petagna, che è stato a lungo fuori ma, sinceramente, non ha disputato un buon campionato. Per cui a mio parere questa salvezza ha del miracoloso, e si è materializzata proprio con i tre risultati utili consecutivi contro Atalanta, Inter e Juventus. Quei cinque punti, di fatto, hanno tenuto il Cagliari in serie A. Ora però sono assai preoccupato per il futuro che ci attende.”

A proposito del futuro, tra i nomi recentemente accostati alla panchina del Cagliari – Dionisi, Juric, Baroni e altri – qual è quello che la convince maggiormente?

“Juric tutta la vita. Anche se pure Baroni ha ottenuto risultati strepitosi a Verona, salvando una squadra smantellata a gennaio grazie alla sua abilità nell’assemblare e integrare giocatori semisconosciuti. Però il pubblico cagliaritano ama vedere calciatori che danno il massimo, gente di carattere e di personalità. Per questo motivo il profilo più adatto mi pare quello di Juric; Baroni, viceversa, predilige il bel gioco.”

C’è da dire che Juric chiederebbe delle precise garanzie tecniche e in più ha un ingaggio, probabilmente, un po’ oneroso per le possibilità della società rossoblù.

“E allora se le cose stanno così mi sa che non verrà. Io sono piuttosto arrabbiato perché sono parecchi anni che il Cagliari non programma le stagioni. Oggi come oggi il calcio è cambiato: bisogna pianificare in largo anticipo e a lungo termine, non fare come sta facendo la società da qualche tempo a questa parte.”

Raffaele, se l’obiettivo è quello di migliorare tecnicamente la rosa, lei dove interverrebbe in sede di mercato? Quali reparti potenzierebbe prioritariamente?

“Mi sembra che quest’anno l’attacco abbia fatto poco. Urge un bomber da almeno 15 gol: esattamente il tipo di attaccante che nell’ultimo campionato ci è mancato. Poi aggiungerei un paio di ritocchi alla difesa e al centrocampo, ma il bomber ‘principe’ a mio parere è imprescindibile. Pavoletti è un elemento importante perché è un uomo squadra, un capitano vero che sa fare anche spogliatoio. Ma ormai è un giocatore alla Altafini, da inserire negli ultimi venti minuti per fargli trovare la giocata vincente di testa o il guizzo in area di rigore. Un campionato intero non può più reggerlo. Ripeto che mai come oggi c’è assoluto bisogno di programmare, magari anche puntando sui giovani bravi. Ma occorre costruire la squadra con obiettivi precisi e lungimiranti. Prendiamo quello che ha fatto l’Atalanta: Bergamo è una città con un bacino d’utenza molto inferiore a quello di Cagliari. Ora non dico che si debba ripetere esattamente lo straordinario miracolo sportivo che ha compiuto l’Atalanta, ma almeno ambire a entrare in Conference League dovrebbe essere nelle corde di una squadra come il Cagliari. Parliamo di un ottavo-nono posto: io credo che la città e l’Isola intera meritino questo e altro.”