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ESCLUSIVA TC - GIANFRANCO MATTEOLI: "Il Cagliari ultimamente mi è parso più quadrato. Inoltre ha acquisito la giusta mentalità per affrontare le gare. Piccoli è il giocatore-chiave. Con la Viola si può fare risultato. Più difficile con la Dea"

ESCLUSIVA TC - GIANFRANCO MATTEOLI: "Il Cagliari ultimamente mi è parso più quadrato. Inoltre ha acquisito la giusta mentalità per affrontare le gare. Piccoli è il giocatore-chiave. Con la Viola si può fare risultato. Più difficile con la Dea"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
venerdì 6 dicembre 2024, 17:55Primo piano
di Matteo Bordiga

Gianfranco Matteoli, leader del centrocampo cagliaritano ai tempi d’oro della qualificazione (e poi della straordinaria cavalcata interrotta solo in semifinale) in Coppa Uefa, analizza con la consueta lucidità il momento attuale dei rossoblù allenati da Davide Nicola.

Gianfranco, che considerazioni si possono fare sulla prima parte di campionato disputata dal Cagliari? La squadra ultimamente sembra più “centrata” tatticamente e, al contempo, più forte dal punto di vista caratteriale.

“La squadra in questo momento mi sembra più quadrata e predisposta ad affrontare le partite con lo spirito giusto. Domenica i ragazzi andranno a Firenze, e a mio avviso hanno tutte le carte in regola per giocarsela più o meno alla pari coi toscani. Va detto che quello che purtroppo è successo recentemente alla Fiorentina - mi riferisco al problema di salute di Edoardo Bove - inevitabilmente ha lasciato degli strascichi in casa viola. Tuttavia gli uomini di Palladino stanno giocando molto bene, quindi servirà il miglior Cagliari.”

È possibile che al Franchi Davide Nicola riproponga il 4-2-3-1, modulo tendenzialmente offensivo che già diverse volte ha impiegato in questa stagione. L’obiettivo potrebbe essere quello di non subire passivamente il gioco dei viola ma, al contrario, ribattere colpo su colpo alle iniziative dei padroni di casa.

“Per conto mio i moduli cambiano a seconda dei giocatori che fai giocare. È quella la chiave che determina se l’atteggiamento della squadra sia più o meno offensivo. Insomma il modulo è quello, ma sono gli interpreti a determinare le partite. I giocatori, in base alle loro caratteristiche, cambiano i moduli e non viceversa.”

In questo momento lei intravede nel gruppo rossoblù un leader, un trascinatore in grado di guidare i compagni e, potenzialmente, di fare la differenza dentro e fuori dal campo?

“Secondo me il Cagliari ha trovato in Piccoli l’attaccante giusto. Sgomita, lotta, tiene palla, fa salire la squadra, non si arrende mai. E riesce anche a trovare il gol con discreta continuità. Ora come ora mi sembra che sia lui l’elemento determinante dell’undici rossoblù: col suo lavoro fa crescere i compagni.”

Dopo la Fiorentina sarà il turno dell’Atalanta, che Luperto e compagni affronteranno all’Unipol Domus: un impegno terribilmente complicato contro quella che forse, attualmente, è la formazione più in forma d’Europa. Come dovrà approcciare la partita il Cagliari per provare a fare risultato?

“L’Atalanta è una squadra che gioca ancora meglio in trasferta, per via della sua capacità di sfruttare gli spazi che si aprono nella metà campo avversaria. Il suo punto di forza, a mio parere, risiede nella profondità della rosa: quando Gasperini effettua le sostituzioni inserisce elementi di valore pari a quello dei titolari, se non addirittura superiori. Questa oggi come oggi, coi cinque cambi a disposizione, è una prerogativa molto importante per ogni squadra che ambisca a diventare grande.

Inoltre Gasp ha plasmato la Dea a sua immagine e somiglianza. In particolare il tecnico e la società sono molto bravi perché prendono spesso giocatori che avevano precedentemente fallito in altre società e li rivitalizzano: penso a De Ketelaere, ma anche a tanti altri. Insomma, il Cagliari dovrà essere pressoché perfetto sia in fase difensiva che dalla cintola in su. È vero che i bergamaschi saranno reduci dall’impegno probante in Champions League contro il Real Madrid, ma come dicevamo prima hanno una rosa talmente ampia e qualitativa che chiunque subentri non fa certamente rimpiangere i titolari. Ai miei tempi le rose erano composte al massimo da diciotto giocatori, tre dei quali - tra l’altro - solitamente erano ragazzini della Primavera. Oggi gli organici di quasi tutte le squadre arrivano a venti-trenta giocatori… E infatti io mi metto sempre a ridere quando sento dire che ‘si gioca troppo’. Ma stiamo scherzando? Ormai le big - ma anche formazioni meno ambiziose - possono contare praticamente su due squadre! E allora cosa dovevamo dire noi, che giocavamo qualche gara in meno all’anno con metà dei calciatori a disposizione? Mah…”