ESCLUSIVA TC - NEDO SONETTI: "La classifica non mente. Ci vuole personalità per giocare in serie A. Ranieri è un top manager, ma in campo non ci va lui. I giocatori devono darsi una regolata e alzare il livello delle loro prestazioni"
Ottantadue primavere e ancora ruggisce come una tigre.
“Capitan” Nedo Sonetti, che trascinò la nave rossoblù fuori dalla tempesta sia nel 2002 (quando il rischio di un’incredibile retrocessione in serie C si era fatto più che concreto) che nel 2005-2006, “battezzando” il record di segnature di David Suazo in serie A (22 gol in una sola stagione con la maglia dei quattro mori), continua a predicare la sua proverbiale “cazzimma”. “Ci vuole personalità per giocare in serie A”, tuona a proposito della situazione del Cagliari attuale, “perché l’allenatore può essere pure il migliore del mondo, ma non è lui a scendere in campo.”
Nedo, oggi il Cagliari naviga in acque ancora peggiori di quelle in cui si trovava quando subentrò lei sulla panchina rossoblù, nel 2005, e condusse la ciurma al porto della salvezza. Come si reagisce a un momento così complicato e a una classifica così deficitaria?
“Purtroppo la classifica non mente. L’ultimo posto del Cagliari di Ranieri dice che la squadra fatica a seguire le idee dell’allenatore, e a conciliarle con quelle dei giocatori stessi. Claudio, che ha navigato in tanti mari perigliosi, sa perfettamente come venirne fuori. Però non è l’allenatore ad andare in campo la domenica: i calciatori devono darsi una regolata e mettersi in testa di spremere veramente il cento per cento del loro potenziale in ogni partita che disputano. Anche perché, francamente, la rosa non mi pare così scadente da meritare di occupare addirittura l’ultimo posto in solitaria in graduatoria.
Sarebbe tra l’altro importante che i giocatori più anziani e rappresentativi dessero una mano al tecnico nel far capire al gruppo cosa si deve fare in questo momento e come bisogna approcciare le gare. Uno come Mancosu, ad esempio - che tra l’altro io stesso ebbi modo di apprezzare quando militava nelle giovanili del Cagliari - potrebbe essere d’aiuto in questo senso.
Aldilà delle questioni strettamente tecniche, la personalità mostrata in campo dai calciatori gioca un ruolo determinante. Quei ragazzi che si disimpegnano anche benino col pallone ma che non riescono, per limiti caratteriali, a esprimere tutte le loro qualità dal mio punto di vista servono a poco.”
Una domanda di carattere tattico: Ranieri sta proponendo spesso un 3-5-2 conservativo, con il chiaro intento di proteggere la difesa, aspettare gli avversari e poi ripartire. Manca però, a parere di molti addetti ai lavori, quella qualità in mezzo al campo che consente di sviluppare con brillantezza l’azione offensiva. Può essere opportuno magari cambiare modulo, puntando su una strategia più propositiva e meno attendista?
“In effetti la qualità nel calcio di oggi è imprescindibile. Occorre che i giocatori si esprimano al massimo anche dal punto di vista qualitativo; resta da vedere, però, se la struttura della squadra è veramente all’altezza del massimo campionato. Io non credo che il Cagliari quest’anno sia partito con un organico arraffazzonato: i rossoblù hanno certamente idee. Se non riescono ancora a farle fruttare devono assolutamente trovare il sistema migliore per sbloccarsi.
Quel che è certo è che il problema non può essere Ranieri, un tecnico che nessuno può discutere. Sono i calciatori che devono ritrovare sé stessi e alzare il livello delle loro prestazioni. Poi il modulo si può anche cambiare, per carità. Oggi Claudio fa un 3-5-2: potrebbe provare, ad esempio, un 4-4-2. Ma il sistema di gioco conta fino a un certo punto. La cosa fondamentale è trovare un’assoluta e totale alchimia e unità di intenti tra squadra e allenatore. E intendo anche dal punto di vista psicologico, oltre che da quello tecnico-tattico.”
Nedo, parliamo della sua esperienza in riva al Poetto: lei nel 2005 dovette risollevare una squadra che stava meglio di quella attuale, ma che faceva comunque molta fatica a ottenere risultati. Quale fu il segreto per traghettare il Cagliari ereditato da Ballardini verso una salvezza relativamente tranquilla?
“Parlando coi giocatori e confrontandomi con loro mi resi conto che il modo migliore per uscire dall’empasse era quello di fare un certo tipo di calcio. Noi giocavamo con tre attaccanti: Esposito a destra, Suazo centrale e Langella a sinistra. Praticamente ci schieravamo con un 4-3-3. Sviluppavamo gioco soprattutto sugli esterni, dando così a Suazo la possibilità di lanciare le sue irresistibili fughe in velocità verso la porta avversaria. In questo modo l’honduregno batté il record di segnature stagionali in A, che precedentemente apparteneva a Gigi Riva. Insomma, facemmo delle cose straordinarie.”