Esclusive TC

ESCLUSIVA TC - ARTURO DI NAPOLI: "Il Cagliari ha fatto un campionato straordinario. Grandi meriti a Ranieri, ma anche al direttore Bonato che, in un momento critico, ha saputo trattenere il tecnico romano. Nicola è tutt'altro che difensivista"

ESCLUSIVA TC - ARTURO DI NAPOLI: "Il Cagliari ha fatto un campionato straordinario. Grandi meriti a Ranieri, ma anche al direttore Bonato che, in un momento critico, ha saputo trattenere il tecnico romano. Nicola è tutt'altro che difensivista"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
martedì 18 giugno 2024, 16:49Esclusive TC
di Matteo Bordiga

È cresciuto nelle giovanili dell’Inter, ma si è imposto soprattutto tra le fila di formazioni del Mezzogiorno: dal Palermo alla Salernitana al Messina. Il suo soprannome – “Re Artù” – la dice lunga sulle sue doti virtuosistiche e sul suo talento cristallino, che si esprimeva attraverso giocate da fuoriclasse e reti da antologia siglate con le maglie di tutte le squadre in cui, nel corso della sua lunga carriera, ha militato.

Arturo Di Napoli – oltre duecento reti segnate tra serie A e serie D – oggi fa l’allenatore, e guarda sempre con grande interesse alle vicende del calcio nazionale e internazionale.

Arturo, che giudizio esprime circa la stagione del Cagliari di Claudio Ranieri? Il bilancio, alla fine dei conti, può dirsi positivo?

“Beh, per formazioni come il Cagliari, il Lecce, l’Empoli è così via è sempre complicato centrare la salvezza. Quindi ogni permanenza in serie A è sudata e sofferta. Io credo che il Cagliari abbia disputato un campionato straordinario, guidato in panchina da un grande maestro come Ranieri. Nel momento più difficile la sua esperienza e le sue qualità sono venute fuori. Ma io attribuisco grandi meriti anche al direttore Nereo Bonato, che è stato bravissimo a compattare la squadra attorno all’allenatore e a trattenere lo stesso Ranieri in un momento molto critico della stagione. Quindi, in definitiva il bilancio è più che positivo.”

Il Cagliari, nel girone d’andata, ha puntato quasi sempre su una strategia conservativa e attendista, pungendo gli avversari soprattutto in contropiede. Nel girone di ritorno, complici gli acquisti di gennaio e l’assenza di risultati, Ranieri ha sdoganato un calcio più propositivo, schierando spesso il trequartista dietro alle due punte. La squadra ha ingranato e ha cominciato a esprimersi meglio, raccogliendo più punti. C’erano secondo lei i presupposti per giocare in questa maniera anche nel girone d’andata o gli interpreti, magari, in quel periodo non erano ancora pronti?

“Spesso all’inizio del campionato, se sei una compagine in lotta per la salvezza, cerchi di puntare in primis sulle ripartenze. Il fatto è che a un certo punto della stagione sei obbligato a cambiare spartito, perché devi assolutamente cominciare a vincere se vuoi raggiungere il tuo obiettivo. Insomma, non puoi più permetterti quella mentalità attendista. Per cui l’inversione di tendenza, il cambio di modulo e di approccio è stato dettato innanzitutto dalle stringenti esigenze del momento. Ranieri ha capito che, nel girone di ritorno, era ora di ‘switchare’; a volte sono anche le partite, nella loro dinamica e svolgimento, che ti portano ad adattare e a modificare il tuo atteggiamento.”

La sensazione è che attualmente il centrocampo rossoblù sia ricco di incontristi, ma non sia abbastanza qualitativo. Secondo lei ora come ora coi giocatori che compongono il reparto nevralgico è possibile veicolare un calcio - anche - propositivo di costruzione e di possesso? Oppure servono effettivamente dei rinforzi che alzino il tasso tecnico della rosa?

“Conosco il direttore sportivo Nereo Bonato: lui saprà come e dove intervenire. Sicuramente verrà arricchito l’organico con degli innesti di spessore, anche in base alle indicazioni che fornirà il nuovo tecnico. Il Cagliari si è salvato, ma soffrendo parecchio. Quindi è inevitabile che vi siano dei cambiamenti fisiologici. Quanto al centrocampo nello specifico, concordo sul fatto che un elemento di qualità farebbe decisamente comodo per migliorare le prestazioni e i risultati della passata stagione.”

Arturo, per l’approdo di Davide Nicola sulla panchina del Cagliari manca solo l’ufficialità. Lei lo conosce come allenatore? Cosa è in grado di dare di nuovo e di positivo a una piazza come quella isolana?

“Lui è un ragazzo che vive di empatia con il gruppo, ma che al contempo ha grandi e innovative idee tattiche. Merita questa possibilità di partire su una panchina di serie A fin dall’inizio della stagione, potendo forgiare la squadra nel corso della preparazione estiva. Secondo me, tra l’altro, entrare in scena a campionato in corso è molto più difficile che plasmare il tuo gruppo fin da luglio: da subentrante ti ritrovi giocoforza ad allenare giocatori che, magari, non corrispondono al tuo modo di intendere e di interpretare il calcio.  

Nicola, inoltre, è un grande professionista, concentrato h 24 sul suo lavoro. A me piace molto, e sono convinto che in Sardegna si farà valere.”

I media a volte lo dipingono come un tecnico estremamente pragmatico e concreto. Uno di quelli che badano al sodo. Però le sue squadre ultimamente – penso proprio all’Empoli di quest’anno – hanno saputo esprimere anche un calcio piacevole e tutt’altro che conservativo o rinunciatario.

“Concordo in pieno. Nicola ama giocarsi la partita su tutti i campi. Non ha affatto una mentalità remissiva. Al contrario, spesso gli piace aggredire gli avversari nella loro metà campo col pressing alto. Certo, poi quando affronti l’Inter o il Milan a San Siro devi per forza rivedere un po’ il tuo atteggiamento, altrimenti rischieresti di sconfinare nella presunzione. Ma ribadisco che il tecnico piemontese ha idee brillanti e, se i giocatori saranno in grado di interpretarle al meglio, a Cagliari il prossimo anno ci sarà da divertirsi.”