La Verità - Gravina indagato non molla il trono
"Gravina indagato non molla il trono", titola stamani La Verità. Il capo della Figc, a rischio processo, resta saldo sulla poltrona. Ma due anni fa costrinse il presidente dell’Aia a dimettersi per un’inchiesta su un arbitro alle proprie dipendenze.
Due anni fa, a metà dicembre, Alfredo Trentalange, allora presidente dell'AIA, fu costretto a dimettersi dopo pressioni da parte di Gabriele Gravina, presidente della FIGC - ricorda il quotidiano nel pezzo di Alessandro Da Rold -. Il motivo centrale era legato al caso di Rosario D’Onofrio, ex procuratore dell'Associazione Italiana Arbitri, coinvolto in un'inchiesta per traffico di stupefacenti. Tuttavia, Trentalange non aveva alcun legame diretto con l'inchiesta in questione.
Le pressioni per un commissariamento emersero nonostante Trentalange fosse stato solamente indagato dalla giustizia sportiva e non fosse ancora iniziato un processo di primo grado. Gli veniva attribuita una mancata vigilanza su D’Onofrio, rendendolo responsabile per omessa vigilanza. Giuseppe Chiné, procuratore vicino a Gravina, sosteneva la necessità di una condanna per Trentalange.
Durante un consiglio federale in quel periodo, Gravina aveva anche sottolineato che per le nomine interne alla federazione venivano richiesti i carichi pendenti. Quelle pressioni su Trentalange - sostiene Da Rold - erano soprattutto politiche, perché lo storico arbitro torinese non era allineato politicamente a Gravina che scelse al suo posto Carlo Pacifici. A distanza di due anni Trentalange è stato assolto dalla giustizia sportiva, Oggi, a due anni di distanza, Trentalange è stato assolto dalla giustizia sportiva.