Pisano a Videolina Sport: "Mi sarebbe piaciuto chiudere la carriera a Cagliari. Questa squadra è una famiglia grazie a Ranieri"
Francesco Pisano, ex difensore del Cagliari e attuale tecnico della compagine Under 18 rossoblù, ha parlato ai microfoni del TG Videolina Sport. Le sue parole, sintetizzate da TuttoCagliari.net:
"Non solo nel settore giovanile, ma anche nella prima squadra si continua a coltivare l'abilità tecnica. Come ci hanno sempre insegnato i più grandi, non si smette mai di imparare. I ragazzi più giovani devono prendere esempio dai veterani, che svolgono il loro lavoro al 100%, mantenendo sempre alta la concentrazione. Sono quindi degli esempi per i giovani, trasmettendo grinta e determinazione. Certo, i ragazzi sono ancora piuttosto nuovi, ma lo spirito è quello giusto. Siamo un gradino sotto la Primavera, come categoria, e l'obiettivo è ovviamente quello di arrivare lì. C'è molta competizione, e per affrontarla serve tanta determinazione. I rapporti con i ragazzi sono buoni: anche se non hanno vissuto il mio periodo in maglia rossoblù dal 2004 al 2015, sono andati a cercare video su YouTube. Mi dicono di apprezzare ciò che vedono e ascoltano con attenzione, perché sanno che ho avuto un passato importante come calciatore. Per loro tutto ciò è nuovo e stimolante.
Il mio esordio è un ricordo sempre presente. Ogni intervista non può fare a meno di citare quella data importantissima, il 26 settembre 2004, che ho anche tatuato. L'espulsione di Lopez portò alla mia chiamata da parte di Arrigoni, ed entrai in campo al posto di Gianfranco Zola. Ancora oggi, quando penso a quel momento, mi vengono i brividi. Non mi sono nemmeno scaldato, sono entrato subito in campo. È stato tutto così veloce che non ho avuto il tempo di lasciarmi sopraffare dalle emozioni. Se ci avessi pensato troppo, forse l'emozione mi avrebbe giocato un brutto scherzo. Dopo quell'esperienza, la mia carriera ha preso il volo. Giocavo già in Serie B con Edy Reja come allenatore. Poi sono arrivati i bei momenti, come la promozione e la possibilità di giocare in Serie A. Sono stati anni intensi, e ho avuto la fortuna di sentirmi sempre apprezzato, sia a Cagliari che poi a Olbia, dove mi sono sentito a casa. Vivere a Cagliari è stato un privilegio. La città è piccola, accogliente, e i tifosi sono calorosi, pronti a sostenerti in ogni momento. Il mare, il clima e l'atmosfera generale rendono Cagliari un posto speciale. Non serve parlare bene della città, chi arriva qui se ne innamora da solo. Anche i giocatori che sono venuti da altre parti hanno sempre apprezzato questo lato di Cagliari. La qualità della vita e il rapporto con i tifosi sono qualcosa di unico, e questo ha contribuito a far sentire tutti parte di una grande famiglia.
Ho giocato a lungo a Cagliari, e avrei voluto chiudere la carriera qui. Però ho avuto una parentesi a Olbia, dove ho trascorso sei anni stupendi, coronati dai playoff, un traguardo storico per la squadra. Ho ricoperto vari ruoli, dimostrando la mia versatilità. Anche se la mia corporatura non era imponente, non ho mai sentito questo come un limite. Oggi, il calcio sembra dare più importanza alle caratteristiche fisiche, ma ai miei tempi le mie qualità erano più che sufficienti. Il rapporto con i miei compagni di squadra, sia a Cagliari che a Olbia, è sempre stato speciale. Con giocatori come Daniele Conti e Andrea Cossu si è creato un legame che va oltre il calcio. Erano più grandi di me, ma mi hanno accolto come un fratello minore. Ancora oggi siamo in ottimi rapporti, ci sentiamo spesso e quel legame di amicizia è rimasto forte. Questi rapporti sono fondamentali in una squadra, e fanno la differenza anche dentro il campo. Mi ritengo fortunato per aver fatto parte di un gruppo di uomini straordinari, che mi hanno aiutato a crescere e a gestire le responsabilità, come la fascia di capitano. In quell'epoca non c'erano i social, per fortuna, e questo è un aspetto che oggi i ragazzi devono imparare a gestire con attenzione, perché non è affatto semplice.
Ranieri ha trasformato il Cagliari in una vera e propria famiglia, ed è evidente che i legami di amicizia e fiducia tra i giocatori siano fondamentali. Lavorare in un ambiente sereno aiuta a raggiungere gli obiettivi. Anche io cerco di trasmettere ai ragazzi l'importanza di questi legami, perché alla fine, il calcio è anche questo: unire le persone e creare una squadra dentro e fuori dal campo.
Infine, ripensando alla mia esperienza, mi piace pensare che ciò che ho imparato e vissuto possa essere utile per i giovani che stanno iniziando il loro percorso.".