Nicola: "Mi sono sempre chiesto come fosse allenare il Cagliari. Qui l'amore per Riva è tangibile"

Nicola: "Mi sono sempre chiesto come fosse allenare il Cagliari. Qui l'amore per Riva è tangibile" TUTTOmercatoWEB.com
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di Paola Pascalis

Davide Nicola è stato intervistato dai canali ufficiali della Lega Serie A. Queste le sue parole sintetizzate da TuttoCagliari: "Il mio obiettivo nel fare questo lavoro, è lasciare una parte di me agli altri, sia nelle idee in campo sia nei rapporti individuali", ha esordito il tecnico del Cagliari.

Ha sempre detto in passato di sognare di allenare il Cagliari, di provare questa esperienza. Come mai? 

"Beh intanto la conoscenza nel tempo: io ho molti amici sardi. Qualcuno abita ancora in Sardegna, qualcuno è venuto ad abitare addirittura dove io ho passato la mia infanzia. Era proprio un richiamo di vedere com'è vivere su un'isola, dove tutti ti raccontano che è un modo di percepire l'unione tra gli abitanti in maniera diversa rispetto a quello che può essere il continente. Questa storia e questa cultura mi hanno sempre affascinato. Poi c'è l'importanza anche del club, la passione del nostro presidente del quale, io devo essere sincero, sono rimasto colpito. Lui davvero è un appassionato incredibile e tutto questo mi ha portato ad avere sempre il pensiero 'chissà come sarebbe rappresentare i tifosi del Cagliari, allenare il Cagliari?'. Io credo fortemente che quando uno poi in qualche modo si concentra sull'energia, su un desiderio, probabilmente si smuove qualcosa di energetico, oppure sono stupidi e sono tutte stupidaggini, io non lo so, ma mi piace pensare così. Il mio unico obiettivo è quello di dare tutto me stesso".

Il mito di Gigi Riva cosa rappresenta per Davide Nicola?

"Qua è tangibile, devo dire che è un'icona perché rappresenta l'orgoglio, rappresenta la resilienza, rappresenta la serietà non solo di condurre una vita di qualità, fatta di valori. Io non ho avuto il piacere di frequentarlo, come è successo per altri, però ti accorgi assolutamente  dell'enorme amore che circonda Gigi Riva. E' impressionante e di questo sono felice perché è la dimostrazione che, molto spesso, magari quando qualcuno vuol farti credere che rinunci a possibilità incredibili, che sono ritenute di fatto più alte, di rimando vedi cosa è in grado di dimostrarti la gente: di raccontare la tua storia anche nel tempo. Io credo che questo sia straordinario e che lo si avverta ad ogni passo che tu fai in Sardegna. Ho avuto il piacere di conoscere Nicola, il figlio di Gigi: ho parlato, ma devo dire la verità, mi piacerebbe conoscerlo in maniera più approfondita. Ma già solo da come si pone, da come parla, ti accorgi che Riva deve essere stato veramente un grande, deve essere stato qualcosa di particolare".

Cosa pensa Davide Nicola quando la chiamano l'uomo dei miracoli?

"Mi faccio una risata semplicemente perché mi viene sempre in mente Gianni Agnelli quando diceva che non bisogna mai dar troppo credito a ciò che gli altri dicono di te; quando inizia a dare non credito, attenzione un particolare attenzione non non prestare troppa attenzione e quando lo fa iniziare a due a. Non bisogna mai  prendersi troppo sul serio perché bisogna sempre lasciare aperta la porta del fato: la cosa più importante è prendere sul serio ciò che fai, dedicare tempo. Non ci sono scorciatoie: il tempo che dedichi è direttamente proporzionale. secondo me. a ciò che poi ottieni. Poi è chiaro che essendo un gioco, e quindi avendo una componente anche casuale, potrebbe anche succedere che non sempre raggiungi quello che vuoi, ma nel lungo periodo secondo me, chi ha una giusta programmazione una giusta visione può avere i presupposti per raggiungere i suoi obiettivi". 

Mister molti la vedono come un grande motivatore, ma Gyasi ci ha detto che tutti sottovalutano la sua parte tattica.

"Fondamentalmente uno deve avere una grande volontà di ascoltare gli altri in maniera non solo curiosa, ma attratta prima dalla persona e poi eventualmente dall'atleta. Per avere un progetto tecnico tattico, quindi saperlo trasferire. Questa credo sia fondamentalmente la chiave per potermi dare alle altre persone e creare un ambiente dove ci sia fiducia dove le persone si sentono stimate per quello che sono e che abbiano ben chiaro dove vogliamo andare. E lavorare, lavorare duramente, con entusiasmo, ma soprattutto mantenendo la fiducia, non vivendo di picchi perché alla fine secondo me è uno spreco di energia che spesso e volentieri ti fa anche deviare dal percorso tracciato. Attraverso micro obiettivi hai la possibilità di raggiungere quell'obiettivo lì, sapendo che non  sempre riesce ad andare in linea retta, ma alle volte devi zigzagare. Questo ti porta magari a raccogliere nuove informazioni, nuove possibilità, nuove risorse e la cosa importante è che tu non devi mai distogliere l'attenzione dal tuo obiettivo, ma devi sovrapporre la tua visione all'operato che stai facendo. Io faccio questo, io di fatto lavoro in campo".