ESCLUSIVA TC - ANTONIO DI GENNARO (Rai): "Cagliari indomito e tenace, ma nelle due sfide il Bari avrebbe meritato qualcosa di più. Avrei visto bene in serie A entrambe"

Una fulgida carriera da calciatore, culminata nello storico scudetto vinto con l’Hellas Verona nel 1985 e nella partecipazione alla pur sfortunata spedizione azzurra al Mondiale di Messico 1986. Un percorso brillante che gli ha visto vestire, tra le altre, le maglie della “sua” Fiorentina (è originario di Firenze), del Bari e appunto, per sette lunghe stagioni, la casacca gialloblù dell’Hellas.
Oggi apprezzato commentatore televisivo e seconda voce tecnica delle partite della Nazionale per la Rai, si è stabilito a Bari e, comprensibilmente, nutre una certa simpatia per i colori biancorossi. Ragion per cui tiene a fare i complimenti al Cagliari per la promozione in serie A raggiunta a fil di sirena a spese dei galletti, ma non può nascondere una certa empatia per la sofferenza e l’atroce delusione del popolo barese, che ha visto infrangere il proprio sogno appena pochi secondi prima di poterlo afferrare.
Antonio, come ha visto la doppia sfida tra Cagliari e Bari, così tesa, equilibrata e drammatica?
“Ho visto due grandi squadre. Il Bari all’Unipol Domus avrebbe meritato molti più gol, mentre il Cagliari ha giocato meglio il primo tempo al San Nicola. Nella ripresa della gara di ritorno i biancorossi sono stati molto più pericolosi, sfiorando il gol con Ricci e con Folorunsho. Alla fine ha prevalso la squadra rossoblù, ed è stata premiata la sua tenacia e ostinazione. Ma lo stesso Ranieri è stato, come al solito, un gentleman nell’ammettere che il Bari, nel computo complessivo, avrebbe meritato qualcosa in più. D’altra parte il palo di Folorunsho dimostra che gli episodi ‘girano’ completamente le partite. Il Cagliari, anche grazie ai cambi di Ranieri, ha trovato in zona Cesarini il guizzo giusto, complici diversi errori tattici da parte della difesa del Bari.
Le partite si possono vincere anche oltre il novantesimo, e il merito va a chi ci crede fino all’ultimo. Certo che a pochi secondi dalla fine è dura perdere una promozione in serie A: i sessantamila baresi, ovviamente, non l’hanno presa bene, e il loro scoramento è comprensibile.”
A suo avviso, in definitiva, può ritenersi complessivamente meritata la promozione dell’undici di Ranieri?
“Diciamo che il calcio è fatto anche di momenti. Va riconosciuto che il Bari all’Unipol Domus, dopo aver preso il gol di Lapadula, nei primi venti minuti avrebbe potuto incassarne anche un altro: all’attaccante italoperuviano è stato infatti annullato il raddoppio per un fuorigioco proprio al limite. Si poteva pure andare sul 2-0. Poi gli uomini di Mignani si sono svegliati e hanno sciorinato il calcio scintillante e spettacolare, condito da una raffica di occasioni da rete, che hanno messo in mostra per tutto l’arco del campionato.
Non lo dico solo io: lo stesso Ranieri ha riconosciuto che la gara disputata in Sardegna sarebbe potuta finire benissimo, ad esempio, 2-4. E non ci sarebbe stato nulla da dire. In quel caso, al San Nicola si sarebbe vissuta un’altra partita. Ma nel calcio bisogna essere cattivi e determinati quando si presentano le occasioni giuste per colpire. Tutto ciò non è successo e, anzi, forse il rigore di Antenucci al 95’ ha dato al Bari quella sicurezza e quella consapevolezza – sempre molto rischiosa – di avere a disposizione due risultati su tre in casa. Così in Puglia i biancorossi hanno iniziato il match, come si dice in gergo, col braccino del tennista. Viceversa il Cagliari si è presentato al San Nicola con un 4-4-2 molto compatto e con due attaccanti, come Lapadula e Luvumbo, sempre pericolosi e insidiosi per i difensori del Bari. Inoltre i rossoblù hanno creato dei solidi presupposti difensivi per controllare e gestire il match nel migliore dei modi.
Il calcio è questo. Sfugge a ogni logica. Inutile recriminare su quello che sarebbe potuto essere - soprattutto in Sardegna, dove ai pugliesi è mancato un pizzico di cinismo - e non è stato. A mio parere sia il Cagliari che il Bari meritavano la promozione, per il cammino compiuto e per le due partite disputate in finale: il Bari ha fatto una regular season spumeggiante, il Cagliari è risalito dal baratro con Ranieri scalando la classifica dal quattordicesimo al quinto posto. Purtroppo in serie A poteva andarci solo una squadra.”
Certo che la differenza di rendimento tra il Cagliari del girone d’andata, guidato da Liverani, e quello targato Ranieri è stata impressionante. Lei attribuisce al tecnico romano buona parte dei meriti di questa esaltante cavalcata?
“Io dico che Ranieri ha fatto un autentico capolavoro. Innanzitutto ha ricreato un ambiente virtuoso e vincente, riavvicinando il Cagliari ai tifosi: a questo servivano le amichevoli del giovedì disputate in diversi paesi dell’Isola. Ha riproposto la stessa formula che aveva utilizzato trent’anni fa, in occasione della sua prima avventura cagliaritana. Di fatto ha risvegliato e riacceso l’entusiasmo di una regione intera. Ha puntato sul suo sano pragmatismo e sulla sua capacità di creare empatia con le persone che lo circondano.
È sempre stato elegante anche nelle dichiarazioni. Soprattutto voglio sottolineare il suo gesto a fine partita dopo la vittoria sul Bari, quando ha invitato i tifosi del Cagliari a non sfottere gli avversari ma a concentrarsi sulla propria felicità. Questo è un messaggio culturalmente molto importante: bisogna tifare per la propria squadra, rispettando il dramma dell’altra che, in quel caso, si era vista scivolare dalle mani la serie A a un minuto e mezzo dal termine.”
Antonio, focus sulla prossima stagione: vede un Cagliari già attrezzato per affrontare la massima serie o, secondo lei, serviranno sostanziali interventi sul mercato?
“A Cagliari ci sono buoni giocatori. Certo il livello in serie A sale. Ma il presidente Giulini, come ha sempre fatto, sarà senz’altro disposto a puntellare la rosa per cercare di alzare l’asticella. La speranza, che è quasi una certezza, è che Ranieri rimanga, perché è il perno sul quale costruire la squadra del futuro. È normale che qualche rinforzo sia necessario, nell’ottica di una progettazione graduale: magari una salvezza tranquilla nel primo campionato da neopromossa per poi provare, anche col valore aggiunto del nuovo stadio, a ritagliarsi un posto importante nel panorama del calcio italiano.
Qualche elemento molto valido nell’organico c’è sicuramente: a me è piaciuto in particolare Makoumbou, un ragazzo estremamente interessante che fa bene le due fasi e sa essere elegante e concreto. Aggiungendo ai giocatori che si sono messi maggiormente in luce in serie B quattro-cinque ritocchi di qualità il Cagliari potrà cominciare a pianificare un progetto di lunga durata che lo riporti ad alti livelli.”