Joao Pedro: “L’infortunio uno shock, ora mi sento invincibile. Rastelli? Mi ha insegnato tanto”

Il Cagliari prepara la sfida contro il Palermo, l’ex squadra di Joao Pedro. Il numero 10 rossoblu, per la seconda volta in carriera, tornerà al “Renzo Barbera” da avversario.
Il jolly offensivo, a La Gazzetta dello Sport, ha parlato così del suo passato in rosanero: “Il Palermo mi portò in Italia nel 2010, esordii con Delio Rossi proprio contro il Cagliari e giocai in Europa League. Poi il Palermo cominciò a prestarmi: Vitoria Guimares e Penarol, prima di cedermi al Santos. È stata la mia fortuna, ho imparato tanto e col Penarol ho giocato la Libertadores, finora la competizione più bella”.
Tra Joao Pedro e Neymar, ex compagni di squadra al Santos, c’è un rapporto d’amicizia: “Al Santos duettavo con Neymar e anche al Mondiale Under 17, dove c'era pure Coutinho. Neymar è il più forte con cui ho lavorato. Mi mandava in porta, ma non segnavo. La sua forza è l'umiltà, poi ha tecnica, velocita, è forte di testa, è completo. Sono stato due anni fa a vederlo con il Barcellona e mi ha dato i biglietti. Ma non voglio mai rompere, sono fatto così. Mi ha detto che prima o poi mi porterà al Barcellona? Ci abbiamo scherzato. Io lavoro e so che arriverò. Amo le sfide. Ci credo sempre, andare in un grande club vuole dire essere arrivato a un alto livello".
L’arrivo al Cagliari nel 2014: “Mi vide l’allora ds Francesco Marroccu che lavorava in Portogallo. Giocavo all'Estoril, si fece lo scambio con Cabrera. Fa piacere l’affetto dei tifosi. Ho conquistato alcune cose, ma devo sempre dimostrare perché nel calcio tutto è troppo veloce, l’invidia c’è e le promesse nascono e muoiono. Il Cagliari mi fa trovare bene. Io do tutto e ho sempre dato tutto per questa maglia. Ho sofferto molto per la retrocessione. Mi sentivo invincibile, l'infortunio è stato uno shock”.
JP10, poi, ringrazia Massimo Rastelli: “È sempre stato convinto che io sia un giocatore che può far la differenza. Era un attaccante, come ero io da piccolo, e mi ha insegnato trucchi e movimenti, mi fa muovere tra le linee e mi fa cercare spazi. Cerco di non dare punti di riferimento”.
E sui compagni di squadra, invece, si esprime così: “Farias è quasi come un figlio. Lo abbiamo adottato in casa e mia moglie lo invita spesso a mangiare. In campo insieme possiamo fare grandi cose, l’intesa è perfetta e e lui ha grandi numeri. Poi c’è Rafael, il portiere che vorrei vedere sposato, prima o poi. Siamo imbattibili nel 3 contro 3 a basket. Lui è il più bravo di tutti a cucinare la carne in padella, quella noi abbiniamo a riso e fagioli e che mangiamo tre volte a settimana. Non ci fa male, è come per voi mangiare la pasta. Che a me piace. E con noi viene pure Bruno Alves, mezzo brasiliano”.
Infine, spazio alla Nazionale: “Ho chiesto la cittadinanza italiana, per noi stranieri è importante e liberi un posto da extracomunitario. Non giocherò comunque in Nazionale, mi sento brasiliano e ho fatto già un Mondiale Under 17”.