LEONARDO SEMPLICI: "Il Cagliari si è salvato grazie a un'alchimia particolare che si è creata tra i tifosi, i giocatori e Ranieri. Per alzare l'asticella serve un rinforzo per reparto. Prati è un prospetto di cui sentiremo parlare"
Una salvezza quasi insperata, contro ogni pronostico. Leonardo Semplici, tecnico concreto e pragmatico, nel febbraio del 2021 subentrò all’esonerato Eusebio Di Francesco sedendosi su una panchina bollente: quella di un Cagliari in caduta libera, che sembrava aver imboccato un vicolo cieco. Una strada senza uscita chiamata serie B. Invece il condottiero toscano, raccogliendo punti anche in campi proibitivi come Milano e Napoli, raddrizzò le sorti di una stagione nata storta e, per il giubilo di una tifoseria in sollucchero, condusse la nave in porto, conservando l’inestimabile patrimonio della serie A.
Non stupisce, dunque, che ancora oggi in riva al Poetto Semplici sia ricordato con grande affetto, stima e riconoscenza.
Leonardo, come commenta la lotta salvezza che quest’anno, in serie A, si è definitivamente risolta proprio all’ultimo minuto dell’ultima giornata, con la salvezza dell’Empoli di Davide Nicola ai danni del Frosinone?
“È stata una lotta appassionante e avvincente. Forse il Frosinone, alla luce del bel gioco espresso soprattutto nel girone d’andata, non avrebbe meritato di retrocedere, ma il calcio è fatto così. I ciociari hanno avuto la sfortuna di incrociare l’Udinese, anch’essa pericolante, nell’ultima partita di campionato, che si è trasformata in un autentico spareggio. Pur avendo offerto una buona prestazione anche contro i friulani, alla fine i ragazzi di Di Francesco sono scivolati in serie B.”
A suo avviso cosa è successo al Sassuolo, che ormai da anni veicolava un calcio spettacolare e riconoscibile e, a inizio stagione, pareva destinato a un campionato ben diverso rispetto a quello che poi ha effettivamente disputato?
“Io credo che le difficoltà dei neroverdi affondassero le radici nel campionato ancora precedente. Già due anni fa la squadra era parsa in affanno, ma alla fine era riuscita a salvarsi agevolmente grazie soprattutto alla qualità di alcuni dei suoi interpreti migliori. Quest’anno le cose sono andate diversamente. In più la perdita per infortunio di Berardi ha inciso moltissimo non solo a livello realizzativo, ma anche sul piano caratteriale: il bomber calabrese era stato il grande trascinatore del Sassuolo tanto nei momenti di esaltazione quanto in quelli più complicati. Con il cambio di allenatore la formazione emiliana non è riuscita a trovare la strada giusta per restare in serie A. Ad ogni modo la società neroverde è forte e strutturata, e credo ci siano tutte le premesse per un suo pronto ritorno nella categoria regina.”
Molti opinionisti hanno sottolineato che tanto al Frosinone quanto al Sassuolo sarebbe servito un pizzico di pragmatismo in più per centrare la salvezza. Chi ha dimostrato di avere un grande senso del concreto, soprattutto per via del proprio tecnico, è stato certamente il Cagliari, squadra pratica e senza fronzoli, artefice di un girone di ritorno assai migliore rispetto a quello di andata.
“Il Cagliari a mio parere si è salvato perché si è creata un’alchimia tutta particolare tra l’allenatore, la piazza e i giocatori. Nessuno ha mai mollato di un centimetro, e lo stesso Ranieri ha dato uno scossone importante con le dimissioni ventilate a febbraio. L’ambiente è rimasto unito e tutti insieme – tifosi, calciatori e mister – hanno remato nella stessa direzione. È stata questa la chiave di volta.”
Leonardo, i tifosi si aspettano per l’anno prossimo un Cagliari più competitivo e in grado di disputare quantomeno un campionato meno travagliato. In quali reparti è necessario intervenire per potenziare la squadra, tenendo bene a mente questo obiettivo?
“L’ideale sarebbe ingaggiare tre o quattro elementi per alzare il livello tecnico e caratteriale. Un uomo per reparto, insomma.”
Non crede che in particolare il centrocampo abbia bisogno di più fosforo - e soprattutto di più qualità - nell’impostazione del gioco? L’anno scorso molte volte il Cagliari si è affidato ai lanci lunghi e all’attacco delle seconde palle, esprimendo un calcio più “improvvisato” e meno fraseggiato rispetto a quello di alcune delle dirette concorrenti.
“Beh, io penso che non ci sia uno stile di gioco ‘giusto’, diciamo così. Possono andare bene i lanci lunghi così come le partenze manovrate da dietro. Chiaro che, soprattutto quando lotti per la salvezza, urge fare risultato. E, da questo punto di vista, mi pare che i rossoblù avessero imboccato la strada giusta. Poi in quella zona di campo c’è Prati: un regista del quale, ne sono convinto, in futuro sentiremo parlare. E poi, specialmente adesso, in Italia si spinge tanto per dare fiducia ai giovani di talento… E allora quando li abbiamo facciamoli giocare, no?”