ESCLUSIVA TC - GIANLUCA FESTA: "Col Verona pessimo primo tempo del Cagliari. Bisognava puntare su un'azione più manovrata anziché sui lanci lunghi, ma i tre centrocampisti dell'undici iniziale non avevano quelle qualità. Troppi errori tecnici"
Dopo aver militato per tante stagioni nel “suo” Cagliari e aver vissuto sia la scalata da brividi dalla C alla A che l’impronosticabile qualificazione in Coppa Uefa del 1993, ha tenuto alta la bandiera dei quattro mori in giro per l’Italia (all’Inter e alla Roma) e in Inghilterra (soprattutto al Middlesbrough). Per poi tornare – da figliol prodigo – nella sua terra nel 2003, in tempo per centrare un’altra strepitosa promozione in serie A nel Dream Team illuminato dal genio di “Magic Box” Gianfranco Zola.
Gianluca Festa, a coronamento della sua parabola in rossoblù, il Cagliari l’ha anche allenato nella stagione 2014-2015. Non fu una circostanza fortunata, perché la compagine sarda scivolò rovinosamente in cadetteria, ma con al timone l’ex difensore monserratino sfiorò una clamorosa rimonta-salvezza last minute.
Gianluca, come commenta la prestazione offerta dall’undici di Ranieri contro il Verona? Che sapore ha questo punticino?
“Il Cagliari ha disputato davvero un brutto primo tempo, creando poco o nulla dalla metà campo in su. Ha provato anche a sdoganare uno schieramento offensivo, puntando sui due attaccanti con Luvumbo esterno, ma sono arrivati pochissimi palloni giocabili. E poi la squadra ha sbagliato troppo dal punto di vista tecnico. Nella ripresa, con l’inserimento di giocatori di maggiore qualità, qualcosina è migliorato.
Insomma, direi che abbiamo visto il solito Cagliari. Tendiamo a regalare agli avversari i primi tempi, poi – una volta in svantaggio – reagiamo con i cambi mirati di Ranieri e soprattutto tirando fuori il carattere, che certamente non ci manca. Però – per quanto sia vero che tutte le partite sono difficili – quando affronti in casa il Verona i tifosi si aspettano qualcosa in più.”
Il Cagliari ha iniziato con tre uomini prettamente offensivi come Shomurodov, Luvumbo e Lapadula. Due di questi sono attaccanti piuttosto tecnici e veloci, mentre Lapadula è un rapinatore d’area ma non certo un granatiere o un ariete di sfondamento. La domanda è: che senso aveva cercare questi giocatori con lanci lunghi che, per via delle loro caratteristiche fisiche e tecniche, erano giocoforza impossibilitati a sfruttare? Non sarebbe stato meglio provare a imbastire l’azione palla a terra e arrivare in area avversaria con le combinazioni rapide e le imbucate?
“Certo, ma il problema è che la squadra non ha le prerogative per giocare in quella maniera. Al Cagliari manca proprio la qualità per costruire brillanti trame di gioco. Nel primo tempo in campo non c’erano geometrie, non c’erano i movimenti giusti, non c’era una regia lucida e sapiente. E anche Luvumbo, che pure è un elemento importante per il team rossoblù, deve ancora migliorare tatticamente e imparare a muoversi nella maniera corretta e con i tempi giusti. Io credo proprio che si possa fare un po’ meglio di quanto mostrato l’altro ieri.”
Alla luce di queste riflessioni, lei concorda sul fatto che in proiezione del prossimo campionato – speriamo sempre nella massima serie – se si vorrà migliorare l’organizzazione e la proposta di gioco del Cagliari il primo reparto da rafforzare significativamente dovrà essere proprio il centrocampo, aggiungendo fosforo e proprietà di palleggio?
“Assolutamente. Quando hai davanti dei giocatori con le caratteristiche di Luvumbo, di Lapadula e dello stesso Shomurodov devi fare del calcio un po’ più manovrato. E per farlo serve gente che sappia impostare l’azione e che ti metta la palla tra le linee. Un centrocampo come quello schierato contro il Verona è senz’altro di quantità, però in casa con gli scaligeri devi anche cercare di produrre gioco. Non è un caso che il Cagliari, quando ha l’obbligo di fare la partita, vada costantemente in difficoltà. Ecco perché spesso nei primi tempi in casa Nandez e compagni, chiamati ad assumere l’iniziativa, fanno parecchia fatica. Poi nei secondi tempi entrano elementi tecnicamente più dotati e in grado di creare la superiorità numerica in attacco. E, naturalmente, la squadra reagisce e la proposta offensiva migliora.”
Gianluca, una domanda semplice semplice: questa reazione nervosa di carattere e, in parte, anche tecnico-tattica basterà domenica prossima contro una formazione, come l’Atalanta, che sembra in stato di grazia e gioca praticamente a memoria?
“Sicuramente sarà una partita tostissima, fermo restando che le motivazioni dei rossoblù – in piena lotta per conservare la categoria – dovranno essere altissime. Poi ci sono i valori tecnici, che premiano la compagine di Gasperini. Il Cagliari dovrà lavorare tantissimo, con undici giocatori, in fase difensiva, cercando poi di pungere attraverso qualche ripartenza. L’Atalanta, lo sappiamo bene, gioca uno contro uno a tutto campo; se dovessimo riuscire a velocizzare l’azione e a vincere qualche duello individuale, allora potremmo anche metterli in difficoltà. Soprattutto con le imbeccate in profondità.”