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ESCLUSIVA TC - MICHELE CANINI: "Il Cagliari ha costruito la sua salvezza nel girone di ritorno e all'Unipol Domus. Ora serve consolidare la categoria nei prossimi anni e creare uno zoccolo duro anche a livello di staff, per poi alzare l'asticella"

ESCLUSIVA TC - MICHELE CANINI: "Il Cagliari ha costruito la sua salvezza nel girone di ritorno e all'Unipol Domus. Ora serve consolidare la categoria nei prossimi anni e creare uno zoccolo duro anche a livello di staff, per poi alzare l'asticella"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
domenica 2 giugno 2024, 13:38Primo piano
di Matteo Bordiga

Sette stagioni a Cagliari, dal 2005 al 2012, a sudare e sgomitare per la salvezza ma anche a sognare una storica qualificazione in Champions League con la banda Allegri, irriverente e sfrontata perfino davanti ai colossi del calcio italiano.

Michele Canini, ex centrale difensivo solido e roccioso, conosce perfettamente l’ambiente cagliaritano e, dall’alto della sua esperienza, indica la strada che dovrà condurre a un futuro più stabile - e progressivamente sempre più ambizioso - in serie A.

Michele, come giudica l’annata che si è appena conclusa? Il Cagliari si è salvato con un punto di margine sulla terzultima: un risultato soddisfacente o i rossoblù erano attrezzati per raggiungere una posizione di classifica un tantino più lusinghiera?

“Diciamo che l’obiettivo è stato raggiunto. Certo, nella prima parte della stagione la squadra ha incontrato enormi difficoltà, ma nel girone di ritorno è andata molto meglio: è stato in quel frangente che Nandez e compagni hanno costruito la salvezza. Per cui da un lato è stata un’annata così così, ma dall’altro alla fine la barca è stata condotta in porto.”

Lei ha vissuto tanti anni in Sardegna, per cui conosce l’ambiente come pochi. Anche ai suoi tempi il Cagliari faticava oltremodo in trasferta, mentre in casa raccoglieva gran parte dei suoi punti. Quest’anno la ciurma di Ranieri ha raggranellato appena 11 punti lontano dall’Unipol Domus. Come si può spiegare questa tendenza, che sembra ormai una costante invariabile nel tempo?

“Non ho una risposta precisa. In effetti anche quando giocavo io andavamo molto meglio in casa che in trasferta. Magari quest’anno un po’ di giocatori avevano bisogno di adattarsi alla categoria, e l’anno prossimo il loro rendimento sarà più continuo anche lontano dalle mura amiche. Però ribadisco che la salvezza si costruisce in casa: è lì che bisogna cercare di fare quanti più punti possibile. Questa è la strada giusta per il Cagliari. Anche perché conosciamo bene il calore del pubblico sardo: noi al Sant’Elia, esattamente come i calciatori attuali all’Unipol Domus, abbiamo sempre beneficiato di una spinta trascinante.”

In questi giorni a Cagliari impazza il toto-allenatore. Si parla di Baroni, di Dionisi e di altri potenziali papabili. Secondo lei quale potrebbe essere il tecnico giusto per succedere a Ranieri in una piazza come quella isolana?

“Non so dare un nome. So però, grazie alla lunga avventura che ho vissuto in Sardegna, che serve un allenatore pronto a lavorare tantissimo quotidianamente, con l’obiettivo di partire forte per consolidare subito gli obiettivi di partenza. A mio parere il progetto della società deve essere quello di ottenere due o tre salvezze magari anche sofferte, ma con l’idea di creare un gruppo, uno zoccolo duro - anche a livello di staff tecnico - capace di dare stabilità e continuità alla squadra in serie A. Una volta fatto questo, si potrà pensare di costruire qualcosa di un po’ più ambizioso nel tempo.”

Che è poi ciò che la tifoseria ha espressamente richiesto al presidente Giulini: un Cagliari più competitivo, possibilmente in grado di centrare la salvezza con buon anticipo e, negli anni, proiettato verso le zone più nobili della classifica. Dove e come deve essere rafforzata la squadra per poter ambire a questi traguardi?

“Per progettare un Cagliari formato europeo – nel lungo periodo, naturalmente – serve innanzitutto, come dicevo, stabilità di categoria. E una ‘vecchia guardia’ in grado di guidare e di trascinare i nuovi innesti. Tecnicamente la rosa va puntellata in tutti i reparti, con due o tre acquisti di spessore e di esperienza. L’impianto è già buono, ma per alzare l’asticella occorrono alcuni ritocchi. I miglioramenti dovranno essere progressivi: il programma può essere quello di passare attraverso alcune salvezze, magari sempre meno sofferte, per poi puntare a posizioni più stimolanti con innesti mirati da inserire ogni anno.”