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ESCLUSIVA TC - CARLO CORNACCHIA: "Il Cagliari difende meglio a cinque perché copre maggiormente gli spazi, non potendo contare su difensori velocissimi. Ma il vero problema è in attacco: la rinuncia a Oristanio è stata una grande perdita"

ESCLUSIVA TC - CARLO CORNACCHIA: "Il Cagliari difende meglio a cinque perché copre maggiormente gli spazi, non potendo contare su difensori velocissimi. Ma il vero problema è in attacco: la rinuncia a Oristanio è stata una grande perdita"
Oggi alle 14:40Primo piano
di Matteo Bordiga

Nel 1990 fu una sua rete – assieme al gol di Cappioli – a permettere al Cagliari di un giovanissimo Claudio Ranieri di riprendere sul 2-2 la Juventus di Gigi Maifredi a Torino, lanciando di fatto la clamorosa rimonta dei rossoblù che sfociò poi in una straordinaria salvezza.

La speranza è che anche l’1-1 ottenuto dal Cagliari di Davide Nicola sul campo della Juve nove giorni fa possa rappresentare la svolta stagionale. Esattamente come quel pareggio targato – appunto – Massimiliano Cappioli e Carlo Cornacchia. A tal proposito, l’ex difensore originario di Altamura è moderatamente ottimista.

Carlo, dopo un avvio di campionato in salita il Cagliari, con la vittoria di Parma e il pareggio di Torino, ha invertito la rotta?

“Sono certamente risultati che infondono positività all’ambiente ed accrescono il livello di entusiasmo. Tra l’altro io ho seguito con estremo interesse la partita contro la Juventus: si vedeva che il Cagliari poteva creare più di un problema a una Vecchia Signora, diciamo così, non troppo in forma. E la sensazione era che se la partita fosse durata qualche minuto in più Marin e compagni avrebbero addirittura potuto portare a casa l’intera posta. Non solo per via dell’espulsione di Conceicao: anche prima di quell’episodio i rossoblù stavano tenendo molto bene il campo, sviluppando un buon calcio.

Ora l’auspicio è che il Cagliari sfoderi la stessa determinazione e la stessa concentrazione anche contro avversari di pari livello: per un allenatore, infatti, preparare le sfide ai top club è proprio la cosa più semplice. Il vero problema è quello di far sì che la squadra interpreti esattamente allo stesso modo, con le stesse motivazioni, le partite più alla sua portata.”

Da un punto di vista tattico Nicola ultimamente ha cambiato il modulo di partenza, passando a una difesa a quattro. I risultati gli hanno dato ragione. Ma questa squadra, in buona sostanza, fatica a reggere una difesa a tre per via delle caratteristiche dei suoi difensori?

“Secondo me a Torino non ha giocato proprio a quattro dietro, nel senso che l’ampiezza del campo, a ben vedere, era ben coperta. Partiamo dal presupposto che il Cagliari non ha difensori velocissimi: di conseguenza deve stare più coperto. La Juve aveva esterni molto forti, come naturalmente erano pure i centrali di centrocampo. Ma quando non riesci a sfondare centralmente, ripieghi sulle fasce. Con la difesa a tre, che poi diventa a cinque, il quinto è già lì in posizione quando si tratta di arginare le iniziative dell’esterno offensivo avversario. Ad esempio, nel caso della Juventus, di Yildiz.

Naturalmente questi accorgimenti tattici si adottano in base alle caratteristiche degli avversari di turno. Ad ogni modo io penso che il Cagliari di fatto schieri una linea difensiva a cinque, anche se camuffata, contro tutte le squadre che incontra. Questo perché, come dicevo prima, non dispone di difensori particolarmente veloci, dunque non può che coprirsi per non lasciare spazi sguarniti.

In alternativa si può mettere un filtro davanti, per esempio con due centrocampisti centrali che fanno da schermo davanti alla difesa. Anche questa soluzione Nicola qualche volta l’ha sperimentata, il che vuol dire che è un allenatore molto flessibile e intelligente: a seconda dello stato di forma dei propri calciatori e delle qualità dell’avversario cambia interpreti e disposizione tattica. Naturalmente questo presuppone imprescindibilmente la disponibilità totale dei tuoi giocatori, che devono credere nelle tue idee, a ‘vestire’ abiti tattici diversi.”

Guardando i numeri, viene però da supporre che il vero problema del Cagliari sia dalla cintola in su.

“Esatto, è proprio così. Ci vuole più velocità là davanti. Va bene difendere, difendere e difendere, ma quando poi recuperi la palla devi essere in grado di incidere. Parlo innanzitutto di velocità perché noto che, quando non c’è Luvumbo, il Cagliari incontra qualche problema in più nel rendersi pericoloso. Intendiamoci, contro la Juve Viola mi è piaciuto molto: lui è molto tecnico ed è uomo dell’ultimo passaggio. L’ultimo passaggio però, quando giochi sotto punta, devi dettarlo con velocità. Piccoli è un centravanti di stazza, ed è un giocatore che necessita di più occasioni per fare un gol. Non è che alla prima occasione la butti dentro. Per questo motivo ha bisogno di essere coadiuvato da qualcun altro.  

A tal proposito io penso che, rispetto all’anno scorso, Oristanio sia stato una grande perdita per il Cagliari. Se fosse rimasto avrebbe avuto un anno in più di esperienza in serie A, e avrebbe dato un contributo importante alla causa rossoblù. In più lui è uno che può rivestire più ruoli: dal trequartista all’esterno d’attacco. L’anno scorso nel ruolo di trequartista il Cagliari aveva Gaetano e Oristanio. Se uno dei due era indisponibile, c’era l’altro a disposizione. E parliamo di giocatori in grado di cambiare passo, di suggerire per le punte, di attaccare la profondità. Quest’anno se Gaetano non sta bene Nicola deve un po’ reinventare la squadra.”