Vittorio Sanna ricorda Capone: "Aveva un sinistro magico. Si ritirò a 29 anni perché non si divertiva più o non scendeva a compromessi"

Vittorio Sanna ricorda Capone: "Aveva un sinistro magico. Si ritirò a 29 anni perché non si divertiva più o non scendeva a compromessi"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
Ieri alle 21:30News
di Vittorio Arba

Tramite il proprio canale Youtube, il giornalista Vittorio Sanna ha voluto omaggiare Andrea Capone, ex fantasista del Cagliari, tragicamente scomparso domenica scorsa a 43 anni. Di seguito le sue parole, riprese da TuttoCagliari.net: "

Andrea Capone aveva un sinistro magico, che utilizzava per divertirsi e talvolta per irridere l'avversario, mettendo la palla esattamente dove voleva. Fu un giocatore rigoroso, soprattutto fuori dal campo, qualità che sviluppò crescendo. Io, Andrea Capone, lo conobbi quando aveva appena 8-9 anni: era il figlio di Franco Capone, presidente dell'Atletico Sirio, per il quale curavo le telecronache. Anche io ero un ragazzino, molto piccolo, e attraverso il papà di Andrea ho imparato il calcio e i suoi valori. Il calcio che Franco Capone rappresentava era fatto di solidarietà e di recupero sociale, valori che sono rimasti intatti per tutta la vita.

Se passate per i mercatini in Sardegna, troverete tanti ex calciatori dell'Atletico, o di quel periodo, che ricordano il negozio di Franco Capone. Franco trasmise gli stessi valori a suo figlio. Andrea smise di giocare a 29 anni perché, quando non si divertiva più o trovava situazioni che non gli piacevano, era così rigoroso da non accettare compromessi. Questo rigore lo rendeva schivo e riservato agli occhi di molti, tanto che alcuni lo accusavano di "tirarsela". In realtà, era solo una forma di timidezza, legata al suo carattere deciso.



Non è un caso che sia diventato amico di David Suazo, un altro giocatore dal carattere forte, che non cedeva mai di fronte a compromessi. Vederli insieme faceva sorridere, perché, nonostante il loro atteggiamento fermo, sapevano stare insieme e divertirsi.

Porterò Andrea nel cuore per tanti motivi, tra cui la sua intervista nella puntata di "100 Rossoblu". In quell'occasione, pur essendo una persona riservata, accettò di parlare quasi esclusivamente per me. Era doveroso intervistarlo, poiché aveva rappresentato il movimento del calcio giovanile sardo in un'epoca importante, quella di Salvori e dei tre Andrea: Cossu, Pisanu e Capone. L'intervista fu un omaggio a suo padre Franco, che teneva molto a quella conversazione, segno della fiducia che avevamo costruito nel corso degli anni.

Oggi, le parole che Andrea disse in quell'intervista risuonano ancora nella mente di molti. Con la sua severità e integrità, qualità quasi rare, ha dimostrato di saper riconoscere le persone giuste e di seguire la sua strada, anche dopo la perdita del padre. Andrea ha scelto di tornare al mestiere di suo padre, per sostenere sua madre e sua sorella".