River, l'ex Francescoli: "La Libertadores non deve essere un'ossessione"

Enzo Francescoli sa quanto valore ha la Copa Libertadores per il River, dove si è consacrato campione d'America nel 1996, ben 28 anni fa.
Soprannominato el Príncipe, è considerato uno dei più forti giocatori uruguaiani della storia del calcio, il Cagliari lo ha inoltre inserito nella sua Hall of Fame e il mito Pelé, nel 2004, lo inserì nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, redatta in occasione del centenario della FIFA.
L'ex rossoblù, in una recente intervista a TyC Sports, ha espresso il suo attuale pensiero sulla Copa Libertadores, la massima competizione calcistica sudamericana per squadre di club. Di seguito le sue dichiarazioni, apprese e tradotte da tuttocagliari.net.
"Teniamo a mente quante Libertadores ha River in 122 anni... Allora portare questo a un'ossessione è davvero negativo per il club e per i giocatori. È molto importante si ma non è un'ossessione: ho vissuto anni felici a River senza vincere la Coppa. Ci vuole davvero tanto impegno e costanza per riuscire a vincerla", ha detto il direttore sportivo del River Plate.
L'importanza della Coppa Libertadores
La "Copa Libertadores de América" è il torneo per club più prestigioso del continente. Il suo motto, "La Gloria Eterna", sintetizza l'importanza di questo concorso continentale che riunisce i giganti del Sud America, immortalando ogni anno un nuovo campione. Nata ufficialmente nel 1960, agli albori ha ripreso la formula della Coppa dei Campioni d’Europa (l'attuale Champions). In origine al torneo potevano prendere parte solo le squadre campioni delle federazioni sudamericane iscritte alla CONMEBOL e, per tale motivo, il suo nome era diverso da quello che conosciamo oggi.
Il torneo attrae il pubblico televisivo al di là del Sud America e della Spagna. Le partite sono trasmesse in oltre 135 paesi, con il commento in più di 30 lingue, e quindi la Coppa è spesso considerata come uno degli eventi sportivi più seguiti in TV.