Pirateria: il Tribunale di Milano contro Cloudflare. Il comunicato

Pirateria: il Tribunale di Milano contro Cloudflare. Il comunicato
Ieri alle 19:15News
di Giancarlo Cornacchia

Il Tribunale di Milano ha annunciata misure drastiche contro Cloudflare nella lotta alla pirateria. Questo il testo completo: "Il Tribunale di Milano, Sezione Specializzata in Materia di Impresa, con provvedimento del 19 dicembre 2024 reso dal Collegio composto dalla dott.ssa Silvia Giani, dott.ssa Lorena Casiraghi e dott. Vincenzo Carnì, ha accolto integralmente il reclamo proposto dalla Lega Nazionale Professionisti Serie A (“LNPA”), contro Cloudflare Inc. (“Cloudflare”). Nel procedimento sono intervenute ad adiuvandum anche Dazn Ltd, Sky Italia s.r.l. e la Lega Nazionale Professionisti Serie B.

In particolare, il Tribunale ha ordinato a Cloudflare: -di inibire la risoluzione DNS dei nomi di dominio (FQDN) e l'instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi IP che sono stati già inibiti dall’AGCOM attraverso Piracy Shield; -di cessare la fornitura dei servizi di CDN, DNS Autoritativo e reverse proxy utilizzati per la violazione dei diritti della Lega e delle società intervenute e di adottare, in ogni caso, le misure tecnologiche e organizzative necessarie per rendere non fruibili da parte degli utilizzatori finali i contenuti diffusi abusivamente e le misure utili ad ostacolare la visibilità dei contenuti illeciti trasmessi attraverso le IPTV identificate che non potevano esser segnalate attraverso Piracy Shield, proprio per la struttura di Cloudflare che non consente di qualificare l’indirizzo IP come univoco -pro futuro -di inibire a seguito di comunicazione da parte della reclamante corredata dalla evidenza degli illeciti e dell'apporto causale fornito da Cloudflare Inc. attraverso i propri servizi, la risoluzione DNS di qualsiasi nome di dominio di secondo livello, anche ove venga associato un top level domain diverso da quelli già indicati, che metta a disposizione del pubblico i medesimi contenuti protetti oggetto della presente ordinanza; -di adottare le più opportune misure tecniche al fine di inibire effettivamente a tutti i destinatari dei propri servizi l'accesso agli alias derivanti da modifiche al second level domain ed eventualmente al third o fourth level domain relativi a tutti gli attuali siti-vetrina e a quelli associati ai main server e delivery server indicati, a condizione che i nuovi alias siano soggettivamente e oggettivamente riferiti ai suddetti servizi illeciti; -di fornire dati e informazioni in ordine all'identità dei clienti che hanno usufruito e usufruiscono dei servizi di CDN, di DNS autoritativo e di reverse proxy dalla stessa erogati e utilizzati per la realizzazione delle violazioni accertate nonché, quanto ai servizi di VPN e DNS alternativi pubblici, relativamente ai dati trasmessi attraverso le IPTV identificate sub al. B al doc. 8 di parte reclamante, di fornire dati e informazioni: sul traffico di rete con i relativi volumi di traffico generati; sui file di log delle connessioni effettuate dagli utenti, con il dettaglio dell'indirizzo IP del chiamante, della data, dell'ora e della durata della connessione alle IPTV sopra indicate; -di pagare a carico di Cloudflare Inc., a titolo di penale, la somma di euro 10.000,00 per ogni giorno di ritardo nell'esecuzione delle misure innanzi disposte, con decorrenza dal decimo giorno dalla comunicazione del presente provvedimento; di rifondere a LNPA e a ciascuna delle società intervenute le spese del presente procedimento che liquida in euro 4.000,00 per la prima fase e in euro 8.059,00 per la fase di reclamo, oltre rimborso forfettario delle spese generali nella misura del 15%, Iva e CP come per legge. Tale decisione rappresenta un importante passaggio nella lotta all’antipirateria, non solo perché è il primo provvedimento interpretativo della Legge 93/23 e sul funzionamento di Piracy Shield, ma anche per aver accertato (come fatto recentemente anche dal Tribunale di Roma nel caso RTI- Guardaserie) il ruolo di Cloudflare quale intermediario e quale fornitore di servizi di accesso alla rete (c.d. access provider) l’utilizzo dei suoi servizi da parte della pirateria.