Pedullà: "Il calcio si ferma quando vuole e non si ferma quando dovrebbe. Riflettiamo"

Il giornalista Alfredo Pedullà ha parlato della morte del Santo Padre e dei rinvii delle gare, tra cui quella tra Cagliari e Fiorentina, sul suo canale YouTube. Queste le sue parole sintetizzate da TuttoCagliari: "Buona Pasquetta, insomma... per modo di dire. Perché è stata una mattinata segnata dalla notizia della scomparsa di Papa Francesco, che ieri aveva comunque tenuto il discorso pasquale nonostante le sue precarie condizioni di salute. E, a prescindere dalle fedi e dalle religioni, è impossibile non ricordare quanto abbia fatto nella sua missione: il Papa degli ultimi, ben oltre qualsiasi tipo di credo o riflessione. Anche il legame che ha avuto con il mondo del calcio e dello sport — le sue origini argentine, la simpatia tra Messi e Maradona, il tifo per il San Lorenzo — raccontano di una persona che ha dato tutto sé stesso fino all’ultimo. Il ricordo, quindi, dev’essere sentito da tutti, a prescindere da convinzioni personali. Ma quello che mi preme dire di più è che dovremmo cercare, anche se spesso falliamo, di non confondere un momento di preghiera e riflessione — che ognuno può vivere come vuole — con le solite ipocrisie che coinvolgono il mondo del calcio. Ogni cosa viene interpretata in base al momento, all’umore, senza una logica coerente.
Mi spiego: se siamo un Paese laico, lo siamo sempre. Se non lo siamo, allora evitiamo di spalmare il turno di Pasqua nei giorni che, una volta, erano considerati intoccabili. Una volta si giocava il sabato, la domenica era sacra: niente spezzatini televisivi, niente partite distribuite come se nulla fosse, indipendentemente dai principi degli altri. In altri campionati si gioca a Natale? Bene, ma si gioca a Natale sempre, con coerenza. Il calcio, ancora una volta, ha perso l’occasione di non vivere nell’ipocrisia. Se il mondo si deve fermare, allora si ferma per davvero: si dà la possibilità a tutti i lavoratori del settore di onorare la festa, stare in famiglia, non muovere un carrozzone. Se invece stili un calendario e poi te lo rimangi senza coerenza, allora è pura ipocrisia. Le parole di Silvio Baldini, che è stato subito attaccato mediaticamente, sono invece sacrosante: “Vorrei passare Natale e Pasqua in famiglia”, ha detto. E l’ha detto da allenatore, non da impiegato o da ex. È lo sfogo legittimo e umano di chi vuole vivere i giorni di festa a casa, con le persone care. Ma serve coerenza. Se decidi che a Pasqua non si gioca, allora giochi al sabato. Punto. Oppure decidi che il calcio non si ferma mai, e allora le partite si giocano anche nei giorni di lutto. Ma non puoi dire una cosa e farne un’altra. Adesso è corsa al recupero: ma se ti fermi per tre giorni, ti fermi per tre giorni. Altrimenti non ti fermavi affatto. Non si può ragionare sul fatto che il derby di Coppa Italia vada giocato “comunque” nei tre giorni di lutto solo perché non ci sono date utili. Se decidi di fermarti, ti fermi davvero. Se decidi che il denaro — il vero Dio del calcio moderno — deve prevalere, allora sii onesto nel dirlo. Hai giocato a Pasqua, hai scelto quella linea. Ora non puoi rimangiartela. Se serve rispetto, serve anche per chi ha organizzato la propria Pasquetta: ha pagato, prenotato, programmato un momento di svago guardando una partita. E ora? Facciamo finta di niente? Il denaro degli altri vale quanto il tuo.
Chi si è mosso per vedere una partita, magari con l’occasione di visitare una città, un museo, un luogo mai visto… ora che fa? Chi lo ripaga? Non è polemica, è coerenza. Il calcio deve essere gestito da teste pensanti, da dirigenti all’altezza. Ma oggi vediamo solo persone inadeguate al vertice delle leghe e della federazione, incapaci di prendere decisioni coerenti. Il calcio si ferma quando vuole e non si ferma quando dovrebbe. Per grandi eventi luttuosi, spesso resta indifferente. Oggi ci fermiamo? Bene, ma allora non si gioca nemmeno domani. E invece sì: oggi no, ma la Primavera gioca domani. Che senso ha? O ti fermi per 72 ore, oppure no. E allora, riflettiamo. In una giornata triste, di commozione, il sistema mostra ancora una volta tutta la sua ipocrisia. E purtroppo, non ci sono limiti".