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ESCLUSIVA TC - FABRIZIO FAILLA: "Il Cagliari, tra le pericolanti, è stata la squadra che ha espresso il gioco migliore. Ora servono un portiere che dia sicurezza, un centrocampista e un Pavoletti più giovane. Punterei sulla cantera sarda"

ESCLUSIVA TC - FABRIZIO FAILLA: "Il Cagliari, tra le pericolanti, è stata la squadra che ha espresso il gioco migliore. Ora servono un portiere che dia sicurezza, un centrocampista e un Pavoletti più giovane. Punterei sulla cantera sarda"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
martedì 28 maggio 2024, 17:29Esclusive TC
di Matteo Bordiga

Fabrizio Failla, caporedattore di Rai Sport, fa il punto sulla stagione appena conclusa dal Cagliari di Claudio Ranieri. Il bilancio finale è tutto sommato positivo, al netto di un girone di andata vissuto perennemente in apnea e di un girone di ritorno viceversa condotto – per buona parte – col vento in poppa.

Fabrizio, i rossoblù si sono salvati per un punto: l’ultima annata con Ranieri sulla panchina sarda può essere archiviata con soddisfazione?

“Teniamo presente che, tra le squadre che lottavano per non retrocedere, il Cagliari è stata quella che ha espresso il gioco migliore: più ordinato e più ragionato. Gli interpreti hanno saputo mettere in pratica quello che chiedeva Claudio Ranieri, uomo concreto perfettamente consapevole delle potenzialità e dei limiti del suo organico.

I sardi si sono distinti come una delle formazioni più grintose del campionato, specialmente in casa. L’Unipol Domus, per le squadre avversarie, ha assunto spesso le sembianze di una polveriera. L’emblema del campionato ‘resiliente’ dei rossoblù è stata la gara interna col Napoli, pareggiata all’ultimo respiro grazie a Luvumbo. E poi Nandez e compagni non hanno fallito praticamente nessuno degli appuntamenti più importanti: mi riferisco agli scontri diretti con le altre pericolanti.”

A proposito del rendimento casalingo, a suo giudizio da cosa può dipendere il mal di trasferta del Cagliari? Lontano dall’Unipol Domus la squadra ha totalizzato appena 11 punti: un bottino magrissimo, a fronte dei 25 punti conquistati tra le mura amiche.

“La spinta del pubblico casalingo è stata trascinante: la sensazione, nelle partite interne del Cagliari, era che potesse succedere qualsiasi cosa fino all’ultimo dei minuti di recupero, grazie al sostegno incessante di una tifoseria fantastica e scatenata. Questo è ciò che, a mio parere, ha contraddistinto e segnato il campionato dei sardi. Non credo che la differenza radicale di rendimento tra le gare casalinghe e quelle esterne possa essere attribuita alla mancanza di personalità dei giocatori: parliamo di calciatori professionisti, non di novellini. Semplicemente i ragazzi sentivano che davanti alla propria gente tutto poteva essere possibile: consapevolezza che, più o meno inconsciamente, veniva a mancare lontano dall’Isola.”

Un suo saluto a Ranieri, che ha lasciato il Cagliari – e, forse, il mondo del calcio – dopo una carriera leggendaria e pluridecorata.

“Devo dire che vedere il tecnico di Testaccio applaudito perfino dall’arbitro, oltre che dai suoi tifosi, prima del fischio d’inizio della gara contro la Fiorentina mi ha davvero emozionato. Il tributo che gli è stato riconosciuto spiega perfettamente la grandezza dell’uomo, il suo spessore e la sua signorilità. L’affetto incondizionato della sua gente – e anche quello degli avversari – racconta di un gentleman di altri tempi, oltre che di uno splendido professionista.”

Fabrizio, dove e come la rosa cagliaritana va rinforzata in vista del prossimo torneo di serie A? A partire naturalmente dal nuovo allenatore: circolano insistentemente i nomi di Juric, Baroni e Dionisi…

“Intanto credo che Scuffet, nonostante fosse un portiere straordinariamente promettente all’alba della sua carriera – per intenderci, quando debuttò in serie A – non sia uno di quegli estremi difensori che danno assoluta sicurezza ai compagni di reparto. Francamente in quel ruolo penso sia necessario intervenire. E poi servirebbe un bomber da doppia cifra: un profilo alla Pavoletti, ma giovane e affamato. In generale punterei sui giovani, anche per rinforzare il centrocampo: la società, con tutto il rispetto, non può permettersi di andare sul mercato ad acquistare calciatori già maturi e di grande spessore. Diventa così fondamentale scommettere sulla cantera rossoblù. Anche perché il Cagliari rappresenta, di fatto, un’intera nazione, e sono tantissimi i sardi che vorrebbero indossare la maglia coi quattro mori. Purtroppo in Italia non siamo abituati a costruirci i talenti in casa, ad allevarli e a tirarli su come avviene in altri Paesi europei. Preferiamo il ‘cotto e mangiato’, il prodotto bello pronto e finito. E questo è un gran peccato.”