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ESCLUSIVA TC - EMILIANO MELIS: "I cinque punti ottenuti contro Atalanta, Inter e Juventus si sono rivelati decisivi. Il salto di qualità chiesto dai tifosi? Punterei su un'intensa attività di scouting. In passato abbiamo preso troppe figurine"

ESCLUSIVA TC - EMILIANO MELIS: "I cinque punti ottenuti contro Atalanta, Inter e Juventus si sono rivelati decisivi. Il salto di qualità chiesto dai tifosi? Punterei su un'intensa attività di scouting. In passato abbiamo preso troppe figurine"
© foto di Emiliano Melis a Videolina
giovedì 30 maggio 2024, 15:23Esclusive TC
di Matteo Bordiga

Ha coronato la sua grande aspirazione – da cagliaritano verace, precisamente di Selargius – di giocare nel Cagliari tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, segnando complessivamente sei reti in maglia rossoblù. Era un fantasista tutto estro e tecnica, abile nei calci piazzati e nel confezionare assist al bacio per le punte: uno di quei numeri dieci per i quali la rifinitura illuminata – “el pase de la muerte” – vale almeno quanto un gol.

Emiliano Melis, oggi quarantacinquenne, esamina la stagione di quella che, negli anni, è sempre rimasta la sua squadra del cuore, oltre che l’emblema del suo sogno realizzato.

Emiliano, il bilancio finale del Cagliari di Ranieri parla di 36 punti in 38 partite e di una salvezza strappata con le unghie e con i denti alla penultima giornata. Basta per essere soddisfatti?

“Diciamo che la cosa più importante era raggiungere l’obiettivo di inizio stagione, che a un certo punto sembrava decisamente allontanarsi. Ci sono state diverse fasi nel corso dell’annata: all’inizio c’era molto pessimismo attorno alla squadra. Io stesso, a dire la verità, manifestavo un cauto ottimismo solo ed esclusivamente per via del fatto che alla guida c’era Claudio Ranieri. Di lui mi fidavo ciecamente. Poi a un certo punto i rossoblù hanno inanellato una serie di ottime prestazioni e si sono come risvegliati. Infine, nell’ultima parte del campionato abbiamo rivisto i fantasmi. All’atto pratico, sono risultate decisive le famose tre sfide contro Atalanta, Inter e Juventus. I più fiduciosi ipotizzavano che potessimo uscire da quel miniciclo di partite terribili con al massimo uno o due punti. Ne abbiamo fatti cinque, che hanno impresso una svolta determinante alla nostra stagione.

Alla fine la situazione si è un po’ complicata anche in seguito a risultati per così dire ‘curiosi’ venuti fuori in altre gare: penso ad esempio alla vittoria del Sassuolo sull’Inter. Senza poi contare l’altro fattore condizionante, ovvero il fatto che non ci fosse contemporaneità tra le sfide salvezza nelle ultime giornate: una cosa che trovo veramente assurda e inaccettabile. Il Lecce, per dirne una, è sceso in campo con l’Udinese consapevole di essere già salvo grazie ai risultati delle dirette concorrenti che avevano giocato prima, e questo ha inevitabilmente influenzato la sua prestazione.

Insomma, a pochi metri da traguardo noi abbiamo rischiato qualcosa. Però abbiamo avuto la forza e il carattere di vincere con merito una partita delicatissima come lo spareggio di due domeniche fa contro il Sassuolo: lì si è vista l’anima, la personalità della squadra. Per cui che dire alla fine? Tutto sommato eravamo una neopromossa che si presentava in serie A da quinta classificata nel precedente torneo di B. E non eravamo certo una corazzata: prova ne è il fatto che non abbiamo avuto nemmeno un bomber-trascinatore da dieci-tredici gol. I nostri attaccanti hanno segnato tutti, certo, ma non più di tre-quattro reti a testa. Per contro è stato bravo l’allenatore, perché il Cagliari ha mandato in gol un gran numero di giocatori tra difensori, centrocampisti e attaccanti.”

Nell’ultima gara stagionale contro la Fiorentina all’Unipol Domus il pubblico cagliaritano si è espresso chiaramente: pretende almeno un minimo salto di qualità da parte della società. Insomma, le salvezze rosicchiate al fotofinish ai tifosi non bastano più. Come e dove può essere compiuto questo “upgrade”, magari con l’obiettivo di arrivare a fare un campionato di centroclassifica?

“Il percorso auspicato deve partire da lontano. Il presupposto fondamentale, a mio parere, è quello di avviare un’attività di scouting attenta e capillare. L’Atalanta scova tutti gli anni giocatori sconosciuti che poi puntualmente brillano in Italia e in Europa. La stessa cosa, quest’anno, ha fatto il Bologna. Il Cagliari, in quanto a blasone, non ha nulla in meno rispetto a queste due società. Va da sé che noi facciamo fatica a prendere elementi di spessore già affermati, per cui serve individuare e valorizzare giovani di talento da lanciare poi ai massimi livelli. Lo stesso Napoli scudettato è andato a prendere Kvaratskhelia quando nessuno lo conosceva. Purtroppo noi in passato abbiamo ingaggiato troppe ‘figurine’: calciatori dai nomi altisonanti ma, a ben vedere, ormai giunti al crepuscolo della loro carriera. Ecco, quelli sono stati errori clamorosi, che una società come il Cagliari non può assolutamente permettersi di commettere.”