ESCLUSIVA TC - Angeles Parejo: "Io, torresina d'adozione, per la finale playoff dico forza Cagliari!"
La bomber per antonomasia. L’Erling Haaland del calcio femminile: in diverse squadre in cui ha militato ha messo a referto più segnature che presenze.
Angeles Parejo, catalana di Terrassa, è legata a doppio filo alla Sardegna. Per anni totem e nume tutelare della Torres, ha vestito anche la maglia dell’Olbia. Dal 1990 al 2002 ha fatto le fortune della squadra sassarese, collezionando trionfi a ripetizione e viaggiando alla media di quasi un gol a partita. Nel 2010, dopo altre esperienze in giro per l’Italia e non solo, è tornata alla casa madre, Sassari, vincendo il suo quarto scudetto complessivo con la Torres.
Innamorata perdutamente dell’Isola, Angeles sostiene tanto la Torres quanto il Cagliari, “perché è bene che una squadra sarda tenga alta la bandiera di questa meravigliosa terra”.
Angeles, dopo tanti anni di militanza in squadre dell’Isola lei si può definire una sarda acquisita a tutti gli effetti.
“È proprio così. Bellissimi ricordi mi legano alla Sardegna, dove ho vissuto periodi indimenticabili. Giocare nella Torres era come militare nell’Inter, nel Milan o nella Juventus maschile: indossare la maglia rossoblù era un onore. Ho avuto la possibilità di confrontarmi con le migliori calciatrici a livello internazionale e, soprattutto, di giocare con tante calciatrici sarde. Il mio primo scudetto, quello del 1994 - un successo straordinario che, come il primo fidanzato, non si dimentica mai – è stato vinto assieme a un gruppo di atlete dell’Isola, rafforzato dalla presenza della grande Carolina Morace.
La Torres per me è stata come una famiglia, mi ha svezzato e mi ha fatto crescere a livello nazionale e internazionale: abbiamo partecipato anche alla Champions League. Di fatto, io oggi mi sento sassarese d’adozione. Non a caso, dopo un lungo peregrinare in giro per l’Italia e all’estero ho chiuso la mia carriera in maglia rossoblù, nel 2010-2011.”
Da buona sarda d’adozione seguirà anche le vicende attuali del Cagliari, coinvolto in una lotta serrata per riemergere dalle sabbie mobili della serie B e tornare in massima divisione. Che idea si è fatta della squadra allenata da Claudio Ranieri? Come la vede alla vigilia della finale playoff col Bari?
“Da torresina io dico che tifo Cagliari, perché c’è la possibilità concreta che una formazione sarda ritorni in serie A, nel calcio che conta. Avrei voluto vedere anche la Torres ai massimi livelli, ma questo attualmente è molto difficile.
Penso che l’ingaggio di Ranieri sia stato fondamentale per risollevare le sorti del Cagliari. Lui è un allenatore preparatissimo e molto esperto, perfetto per condurre la squadra in questi complicati playoff. Sono convinta che se non fosse tornato Ranieri il Cagliari non sarebbe riuscito a centrare questo traguardo. Il tecnico riveste un ruolo cruciale nell’economia di una squadra di calcio: il presidente non poteva fare scelta migliore che richiamare un professionista così quotato alla guida di una compagine che attraversava un momento di difficoltà. Mi auguro di cuore che la finale col Bari possa avere l’esito che tutti speriamo. Del resto mi sembra che la squadra abbia davvero tanta fame e tanta voglia di tornare in serie A. Per cui incrociamo le dita e… forza Cagliari!”
È l’auspicio di tutta la piazza. Una piazza ancora scottata da una retrocessione dolorosissima come quella dell’anno passato.
“Questo è vero. Ma io dico che i tifosi devono sempre sostenere la squadra fino all’ultimo secondo, anche se attraversa un periodo negativo o se non riesce a ottenere risultati. Per i giocatori è importantissimo sentire il calore e la vicinanza del pubblico. C’è bisogno di un tifo sano e partecipe. Io stessa ho visto tante volte il Cagliari in serie A, così come la Torres. E non mi sono mai, dico mai alzata dalla mia seggiolina prima che l’arbitro fischiasse la fine della partita. Fino al triplice fischio tutto è sempre possibile, non bisogna mai abbandonare la speranza. Lasciando lo stadio si fa mancare l’apporto ai propri beniamini. Occorre essere sempre sportivi e positivi, fino alla fine. E quest’anno ci sono tutti i presupposti affinché il Cagliari possa tornare in serie A.”