Tmw - Retroscena Inter, la strana estate dell'uomo derby Barella
Tuttomercatoweb dedica un lungo approfondimento alla "strana estate dell'uomo derby Barella". Ecco l'editoriale di Andrea Losapio: "L'8 di marzo 2023 Simone Inzaghi rischiava la panchina. Un solo punto in quattro partite, quattro in sei - sarebbero diventate sette le gare dopo la sconfitta contro il Monza - e la possibilità concreta di non finire nelle prime quattro se non ci fosse stata un'inversione a U nelle ultime gare. La Juventus doveva ancora prendere i dieci punti di penalizzazione, poi arrivati con italica puntualità al termine di tutto, quindi la possibilità era concreta. Il finale di stagione è iniziato con la riscossa contro il Benfica, all'Estadio Da Luz, con la rete di Barella al minuto cinquantuno, poi con il raddoppio di Lukaku. Come è andata lo sappiamo tutti. La vittoria a Lisbona ha spianato la strada verso la semifinale contro il Milan. Il derby vinto con i rossoneri ha rappresentato l'apogeo della stagione, la sfida con il City a Istanbul rappresenta un'esperienza epocale per Simone Inzaghi e per un'Inter che mancava all'atto finale da 13 anni. Insomma, la situazione è cambiata, giano bifronte in un calcio dove i risultati contano più della bellezza del gioco. C'è sempre il "what if", la possibilità di immaginarsi cosa sarebbe successo se l'Inter non fosse arrivata in Champions League.
E quindi, cosa sarebbe successo se l'Inter non fosse arrivata in Champions League?
Partiamo dal grande presupposto di questi anni: i nerazzurri devono vendere perché, come una spada di Damocle, pende lo spettro del prestito sottoscritto con Oaktree, con Zhang che vorrebbe rifinanziarlo e chissà a che tassi, considerando quanto sta succedendo nelle varie banche e con i finanziamenti qui e là. Arrivare in finale di Champions era stato salvifico per le casse della stagione 2022-23 - sarà bello vedere poi i bilanci, fra qualche settimana - ma poi per il 2023-24 era possibile fare mercato senza vendere? La risposta è no, anche perché la stessa cosa si è vista in quest'estate, con la cessione di Onana a finanziare tutto quello che è andato in porto alla fine. Quindi chi sarebbe stato messo sul mercato? Lautaro Martinez è il capitano, dietro Skriniar è stato ceduto a parametro zero (mossa senza senso, ma "suggerita" dagli ultras un anno fa), Dumfries non ha proposte oltre i 25-30 milioni, davanti Dzeko e Lukaku non erano di proprietà. Quindi gli asset sostanzialmente erano due: Bastoni, che aveva appena rinnovato e che probabilmente non raggiunge una valutazione talmente alta da essere l'unico sacrificio oltre Onana. Così il nome giusto era quello di Nicolò Barella.
Bisogna partire da un presupposto. Al netto di un contratto che scade nel 2026 che l'ultimo rinnovo è del 2023 (con la stessa Inter che si è espressa favorevolmente nel corso degli ultimi mesi per un rinnovo con ritocco), l'ex Cagliari non ha intenzione di andare via. Gli piace stare a Milano, il rilancio dell'Inter è un suo obiettivo, vuole lasciare il segno in quella che è una ricostruzione partita nel 2019, l'estate dell'arriva in prestito con diritto di riscatto: circa 49 milioni investiti da Suning - quando Suning era ancora una potenza - e un asset potenzialmente raddoppiabile. E infatti di approcci nel corso dei mesi ce ne sono stati, rimandati tutti al mittente, a meno che non fosse stata la stessa Inter a chiedere un aiuto dal punto di vista finanziario. Provando a fare un gioco, immaginiamo la situazione di chi ha cercato lo stesso Barella.
Newcastle - Ha comprato Tonali, per cifre alte se non altissime - da capire quali sono quelle reali, ci sarà il bilancio a certificarle eventualmente - ma per Barella probabilmente sarebbe servito un altro investimento. Sia per il cartellino, che l'Inter non ha intenzione di svendere, sia per lo stesso giocatore, che ha un contratto di tutto rispetto anche per gli standard inglesi: il progetto, pur interessante perché spinto dai quattrini arabi, non ha la forza di un'altra società di Premier, di primissimo livello. Certo, se l'Inter non fosse andata in Champions...
Arsenal - Siamo di fronte a una nuova era Wenger? La domanda principale per scegliere i Gunners rispetto a un altro club tra i primi 10 d'Europa è da ricercare nella voglia di rivincita (e di rivincere) dopo quasi due decenni di Premier lasciata agli altri. Nella passata annata ci sono andati vicinissimi, perdendo lo scontro diretto con il City e qualche pareggino qui e là quando la pressione era troppo alta. Tutta esperienza per questa, di stagione, dove sono stati inseriti alcuni giocatori di altissimo livello. Rice o Barella? Scelte, anche se un giocatore inglese costerà sempre di più di un italiano, anche solo per lo sciovinismo dei club di Premier, abituati a puntare sugli stranieri: quando c'è un talento autoctono, premiamolo. E infatti l'Arsenal ha speso 100 milioni di sterline per Rice".